Neurofeedback e biofeedback

Il neurofeedback e il biofeedback sono terapie utilizzate in campi come la medicina, la psicologia, la riabilitazione, la preparazione atletica e il potenziamento del benessere psicofisico. Non si tratta di terapie farmacologiche ma di tecniche terapeutiche che contribuiscono enormemente a curare molti disturbi, caratterizzate dalla versatilità e poca invasività.

I resoconti sull’applicazione di tecniche di biofeedback iniziarono ad apparire tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 del secolo scorso descrivendo l’utilizzo del biofeedback nell’ambito di lesioni del midollo spinale, paralisi cerebrali e danni ai nervi periferici, torcicolli spastici e distonie. L’area di gran lunga “maggiormente investigata” ha riguardato la riabilitazione post-ictus. Infatti è confermato che la riabilitazione neuromotoria con una terapia con biofeedback in pazienti con deficit motori, può rieducare il sistema del controllo motorio.

Cosa è il biofeedback?

Il biofeedback (BFB) e il Neurofeedback (NF) sono delle tecniche di riabilitazione fisica e psicologica. Attraverso la registrazione, con l’elettroencefalogramma, delle onde elettriche del cervello, viene impostato un allenamento cerebrale con un meccanismo di feedback (informazione) e risposta (retroazione) e per mezzo di questo meccanismo fisiologico, avvengono delle modifiche nel funzionamento stesso del cervello e/o del corpo.

Come funziona il metodo?

Si applicano degli elettrodi sul cuoio capelluto ed i segnali captati vengono amplificati e restituiti in tempo reale al paziente SOTTO FORMA DI SEGNALI ACUSTICI O VISIVI (feedback) alla persona, affinché diventi consapevole dei propri stati fisici e mentali.

Sintomi, malattie, pensieri ed emozioni vengono tradotti in feedback visibili su uno schermo affinchè il cervello possa adottare opportune strategie per cambiare volontariamente lo stato indesiderato (malattie come ipertensione, epilessia, depressione, ossessioni, insonnia, bruxismo, Parkinson, incontinenza, insonnia, ecc sono solo alcuni dei campi di intervento del Biofeedback e del Neurofeedback ) in uno stato di benessere che si impara a mantenere nel tempo.

Per meglio comprendere il feedback cito il più semplice è più comprensibile feedback volontario come quello del comune termometro o della bilancia: entrambi questi strumenti forniscono alla persona che li utilizza dei “messaggi o feedback”, cioè informazioni di dati fisici riguardanti il corpo.

Presa coscienza di questi messaggi o “feedback”, è possibile, se la persona lo decide, mettere in atto una serie di comportamenti atti a raggiungere un risultato desiderato.

Nell’esempio del termometro che indica un rialzo febbrile, la persona metterà in atto una serie di comportamenti mirati a ridurre/risolvere la febbre. Nel caso in cui la bilancia indichi una condizione di sovrappeso, la persona “potrà decidere” di osservare una dieta. Queste risposte vengono definite “meccanismi di reazione”.

La persona dunque è stata informata.

Invece accade che molti aspetti della vita non funzionino così e che non si riesca ad avere un feedback. Pertanto attraverso la tecnica del Bio o del Neurofeedback la persona può sapere e capire il perché di una data condizione fisica o psicologica ed intervenire attraverso un meccanismo di RETROAZIONE VOLONTARIA per modificare il suo problema.

L’organismo umano interagisce continuamente con l’ambiente esterno attraverso comportamenti adattativi, sia automatici che volontari. Guardiamo qualcuno di questi insieme: – Pensiamo al meccanismo di rilascio dell’insulina nella circolazione sanguigna in seguito ad un pasto. Non esiste nessuna volontà da parte della persona! In altri casi, invece, molti processi fisiologici, solo all’apparenza involontari, possono essere controllati consapevolmente dall’essere umano: ad esempio, dopo una corsa, si può percepire il cuore battere più forte e quindi agire di conseguenza, osservando un periodo di riposo, per riportare il battito ad un ritmo normale.

Quindi, nel momento in cui un individuo percepisce dei segnali da parte del proprio corpo, può agire di conseguenza per cercare di modificarli. Questo meccanismo si chiama RETROAZIONE BIOLOGICA o risposta biologica a un messaggio di feedback ed è proprio su questo concetto che si basa il meccanismo del Biofeedback e Neurofeedback: regolare determinate funzioni biologiche che di norma non sono sotto il controllo volontario della persona.

Come si curano le condizioni patologiche?

Adesso che abbiamo capito in cosa consiste il feedback cerchiamo di capire come si curano determinate condizioni fisiche, psicologiche ed emotive patologiche, in modo volontario.

La terapia con Bio-Neurofeedback è basata sull’apprendimento e l’autocontrollo di funzioni del proprio corpo normalmente al di fuori del proprio controllo e di cui si può avere “accesso” attraverso la monitorizzazione con bioamplificatori.

La tecnica ha aperto la prospettiva a varie applicazioni terapeutiche, le prime e più ampie per l’ansia e i disturbi psicosomatici, sebbene sia stata presto individuata l’utilità del biofeedback anche in vari settori specialistici tra cui la broncopneumologia, la rieducazione delle incontinenza sfinteriche, delle stomie postoperatorie, di alcune forme di epilessia, in medicina riabilitativa e neurologia e molte altre come la preparazione atletica dei grandi atleti mondiali.

Il Bio e Neurofeedback, è quindi un meccanismo finalizzato all’apprendimento dell’autoregolazione e del cambiamento e resistenza del proprio funzionamento fisico ma anche cerebrale ed emotivo.

Attraverso l’utilizzo del feedback un soggetto può imparare ad influire in modo significativo sulle proprie risposte fisiologiche “come il sonno, la depressione, la difficoltà di concentrazione, i disturbi della memoria, l’epilessia, le conseguenze di un trauma o di un ictus, l’incontinenza, l’asma”, l’ADHD, il controllo degli sfinteri, il russare, solitamente al di fuori del controllo volontario.

Con il feedback il paziente riceve una informazione dal suo stesso cervello – tramite le onde cerebrali dell’elettroencefalogramma che l’apparecchio trasforma in suoni o video ed é chiamato a intervenire su questi segnali modificando il modo di funzionare del suo cervello, determinando e realizzando così un suo funzionamento cerebrale fisico ed emotivo desiderato e più sano.

Il 18 maggio 2008, tre diverse organizzazioni internazionali: la Association for Applied Psychophysiology and Biofeedback (AAPB), la Biofeedback Certification International Alliance (BCIA) e l’International Society for Neurofeedback and Research (ISNR) giunsero ad esprimere di comune accordo la definizione di biofeedback:

“Il biofeedback è un processo che consente a una persona di imparare a modificare l’attività fisiologica di determinati organi e apparati fino a curare: epilessia, ipertensione, depressione, disturbi sessuali, ossessioni, disturbi del sonno, bruxismo, craving, e tante altre patologie come le conseguenze di ictus, ai fini del miglioramento della salute e delle prestazioni. Strumenti di precisione misurano l’attività fisiologica, come le onde cerebrali, la funzione cardiaca, la respirazione, l’attività muscolare e la temperatura della pelle. Questi strumenti rapidamente e accuratamente restituiscono (“retro-azionano”) l’informazione all’utente. La prova evidente di un successo, al termine di un percorso terapeutico tramite BFB e NFB sta nel fatto che i miglioramenti raggiunti da parte del soggetto possono essere mantenuti nel tempo senza più ricorrere all’uso dei segnali di feedback, arrivando così ad integrare le capacità di autoregolazione apprese nella vita di tutti i giorni, facendole diventare abilità naturali.“

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