Gravidanza desiderata, delusione e poi coronamento di un sogno grazie all'EMDR
Dott.ssa Elvira Larosa
Marisa e Mario han perso un bambino al quarto mese che desideravano tanto, la sorella di Mario sta portando avanti la gravidanza senza problemi.
Marisa si sente svalutata dall'entourage familiare convinta che tutti esaltino la cognata che porta avanti senza alcun problema la sua gravidanza.
Con EMDR si rende indispensabile rimuovere il trauma della dolorosa e non elaborata perdita del figlio tanto desiderato.. Nonostante passino i mesi Marisa non rimane incinta
Iniziano problemi nella coppia che li porta sull'orlo della incomprensione grave quando arrivano da me. Marisa è convinta che Mario la consideri donna di scarso valore in quanto incapace di portare avanti una gravidanza.
La diagnosi dei vari accertamenti eseguiti spiegano l'aborto con un disturbo della coagulazione e in attesa di una futura gravidanza Marisa accetta di sottoporsi a tecnica EMDR per allontanare il vissuto traumatico patito con l'interruzione involontaria della gravidanza tanto attesa. Come prevenzione è bastata una aspirinetta mentre noi provvediamo in modo meticoloso a lavorare con l'EMDR fino al settimo mese...
La gravidanza è andata avanti in modo serenissimo e a fine luglio è nata Elisa!
Senza alcun problema.
Auguri alla mamma a papà e ad Elisa!
Un caso Brillante
Dott.ssa Elvira Larosa
Cara Elvira, come sta? spero che lei stia bene.....l'ho sognata stanotte e ho pensato le facesse piacere saperlo.....io sto bene....
Ieri ho saputo dal direttore operativo che il 9 giugno dovrò andare a fare una conferenza, quando mi ha chiamato in direzione e mi ha dato questa notizia...può immaginare...ora tra i mille impegni mi devo preparare e studiare la presentazione...ho iniziato a buttare giù delle idee...mi ha chiesto se me la sentivo dato che sarà in lingua inglese...
ma non potevo rifiutare.....ho fatto però presente che non ho mai fatto una cosa del genere....MAI...
Ricorda quanto mi lamentavo -e lei diceva che sarebbe arrivato il mio momento?- che non mi mandavano da nessuna parte e non mi facevano partecipare a riunioni etc?
Be direi che ora hanno esagerato nel mandarmi sola a parlare ad altri professionisti di un argomento che tra l'altro non seguo direttamente...ovvio io vedo il bicchiere mezzo pieno nel pensare che per me è una grande opportunità ma sono allo stesso tempo molto spaventata....di non essere all'altezza della situazione...😁 so che lei ne sarà contenta...e sicuramente sono agitata per il fatto che la mia presentazione al momento non è pronta...superero' anche questa prova grazie...
Dopo seduta emdr un messaggio:
Cara Elvira....bene grazie del pensiero...ho appena finito di ripetere....e ora vado
a nanna....sono tranquilla....grazie...di tutto...un abbraccio forte...MM
Dopo conferenza altro messaggio:
È andata benissimo 😍 Sono molto contenta...diciamo che ora con la mente rilassata
penso che sono fiera di me...Anche durante la giornata ho interagito molto non
credevo...sono su una rivista le allego foto
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Elena
Elena nonostante i suoi 55 anni non ha avuto una vita affettiva e sessuale gratificante a causa del suo sentimento di repulsione nei confronti dei genitali maschili. A tale sentimento di repulsione non sapeva dare una spiegazione plausibile. Eventuali cause risiedenti nel passato di Elena erano lontani dalla sua coscienza consapevole e per questo ancora più attivi ed insidiosi.
Elena é una importante professionista milanese che si é sposata a 29 anni, ha avuto due figli ed é stata abbandonata dal marito dopo 5 anni di matrimonio con queste parole: <<cambia! ma non chiedermi in cosa!>>. Elena non sopportava la troppa spontaneità nei rapporti sessuali e racconta del marito: << era troppo insistente e maldestro, convinto che lo rifiutassi perché avevo un altro. Non aveva capito niente della a mia anima ferita!>>
Dopo la separazione Elena ha avuto tre storie di convivenza in cui ha messo fuori casa i partner. Elena arriva da me a febbraio 2014 dopo un ulteriore tentativo di avere un legame con un uomo piu giovane di lei di cui si riteneva innamorata. Presto però questo sentimento era stato sovrastato da un forte senso di insofferenza e di limitazione della sua libertà personale al punto da mettere alla porta anche lui dicendogli che provava fastidio ad averlo vicino e che quella storia doveva finire.
Dopo questo epilogo Elena rimane frastornata e si domanda <<un modo cosí brusco e inaspettato a me stessa..non potrò mai piú sognare un futuro..essere capace di avere una storia in cui sentirmi meritevole di ricevere amore e capace di darne? mai più per sempre?>>.
Elena ritorna dal suo terapeuta col quale aveva concluso un percorso durato alcuni anni e lui le consiglia l'EMDR. Il collega mi telefona per chiedermi se sono disponibile a vedere al più presto Elena ed io accetto volentieri.
Elena é una persona vivace, molto intelligente ed equilibrata in tutti gli aspetti della vita ma riconosce che qualcosa non si é mai risolto in lei. Nel raccontarmi la sua vita appare evidente che ha una sindrome da stress post-traumatica mai risolta. Le motivazioni sono complesse e coinvolgono tutta la storia di vita di Elena. Rivediamo tutta la storia di vita insieme.
La sindrome da stress post traumatica di Elena contiene vissuti che rendono impossibile la pienezza in una relazione di coppia perché da bambina aveva subito degli abusi sessuali per lungo tempo da parte di una banda di pedofili. Elena però aveva celato a se stessa per la vergogna questi vissuti che in seduta emergono in modo dirompente.
Elena era stata abusata dall'età di 7 anni da diversi pedofili, uno di questi molto anziano che in cambio di denaro che Elena consegnava ai genitori, chiedeva delle prestazioni ad Elena intorno ad una platea di pedofili seduti in cerchio mentre lei masturbava il vecchio. Il seme del vecchio poi finiva sulle manine della piccola Elena traumatizzandola ogni volta.
Elena era troppo bambina per poter comprendere cosa avrebbe significato tutto questo una volta raggiunta l' età adulta. Troppo tardi scopre che sia il padre che la madre erano consapevoli di cosa le facesse il vecchio.
Emerge anche l'abuso cui era stata sottoposta più tardi dalla madre, quando la costringeva a fare da guardiana del ritorno del padre mentre lei giaceva a far l'amore con l'amante davanti ad Elena. Altri aspetti sono emersi durante l'EMDR che hanno permesso ad Elena di liberarsi da un passato mostruoso.
Elena torna a trovarmi dopo 5 mesi e mi riferisce: non ho mai desiderato un uomo, non ho mai pensato ai suoi genitali, non ho mai avuto fantasie sessuali. So che forse é troppo tardi ma ho scoperto di desiderare un uomo, di desiderare di toccarlo e questo mi ha donato la pace. Adesso guardo le donne che hanno un uomo accanto e penso alla fortuna che loro hanno avuto da piccole ad essere state risparmiate e sono felice per loro.
Dott.ssa Elvira Larosa
Aldo 19 anni e un passato molto traumatico
Aldo ha 19 anni e un passato molto traumatico. Arriva in seduta da me ai primi di marzo, si sente molto solo e insicuro. Della sua storia familiare, dice della madre << é una adolescente mai cresciuta!>> É sempre passata da un amore all'altro! Ogni volta che si lega ad un uomo questo é sempre di un'altra città e lei si sposta in quella città trascinandoci come oggetti, é sempre stato così da quando ho memoria. Ho assistito a questi trasferimenti preoccupandomi per lei da quando avevo 4 anni, quando litigava e si separava e poi si andava via. In passato, tra le tante difficoltà ho vissuto l'esperienza del fumo e dell'alcol, chiuso in casa senza voglia di uscire e con l'idea fissa di fare un volo dalla finestra. Poi ho subito un incidente che mi ha impedito di camminare per due anni ma quando ho ripreso a camminare ho maturato delle decisioni: lasciare la città di mia madre e tornare a Genova e reinventarmi possibilmente una vita. Ho lasciato mia madre e sono tornato a Genova da un anno abitando subito per un certo periodo da mio padre. Mio padre si é risposato da poco ma per molte ragioni non vado d'accordo con la sua attuale moglie.
Sto facendo il servizio civile in un ente, ma i ricordi, le incertezze, il sentirmi inadeguato mi perseguitano senza tregua. Quando sono con gli altri non dico una parola, una vocina dentro mi dice di tacere che non ho nulla di interessante da dire, che tanto gli altri non sono interessati a me, preferisco starmene solo anche se vorrei cambiare le cose ma non so da dove cominciare.
Dopo qualche seduta di conoscenza del modo di Aldo, del suo modo di interpretare e affrontare la vita, e dopo la costruzione di una alleanza terapeutica, esploro le risorse di Aldo e iniziamo il percorso con l'EMDR. Dopo 8 sedute Aldo afferma (testo integrale del 17/5/2014):
<<non mi turba più il mio passato, è passato e non mi riguarda più. se penso ai litigi dei miei genitori, ai vari spostamenti e ad altre situazioni passate, vedo solo una vita movimentata , con qualche ferita ma incapace di rendermi triste nel presente. ho voglia di costruirmi un futuro come dico io. ora come ora bisogna pensare a lavorare>>.
Aldo sta bene ed é soddisfatto dei risultati ottenuti. Il 3 Giugno mi scrive ancora una mail <<dottoressa buongiorno, sono vivo; ultimamente le cose stanno andando molto bene, il mio umore è decisamente cambiato. se io sto così lo devo solo a lei, grazie ancora e buona giornata>>.
In questo caso la psicoterapia si è valsa di tutti gli strumenti delle scienze cognitive utili ad aiutare Aldo a ritrovare se stesso e quelle risorse che le sue vicende di vita fino a quel momento non gli permettevano di conoscere e utilizzare. La fiducia con la quale Aldo é stato nella relazione terapeutica gli ha consentito il miglior risultato nel minor tempo possibile.
Dott.ssa Elvira Larosa
Sandra: Il caso di una giovane paziente obesa in trattamento combinato con Psicoterapia Cognitiva ed EMDR.
Sandra é stata vittima di bullismo da parte dei suoi compagni di scuola che dalle elementari alle medie la ricoprivano di insulti e le dicevano che era stupida, grassa e brutta. Sandra fa suo questo giudizio e lo vive come un ineluttabile destino a cui pensa di non potersi mai sottrarre.
Sandra non ha amici, non ha il coraggio di guardare in faccia i ragazzi, é in evidente sovrappeso e non ha mai avuto un ragazzo. Sandra affronta il suo percorso terapeutico aiutata negli ultimi 5 mesi dall'EMDR e in 8 mesi costruisce buone relazioni coi pari, dimagrisce, supera molto dignitosamente tutti gli esami all'università, si crea una buona compagnia di amici universitari e soprattutto ha un ragazzo.
Il percorso non é stato facile ma le paure di Sandra e le convinzioni errate che ha sempre posseduto ora si preannunciano completamente risolvibili. Terrò Sandra sotto controllo il tempo che le sarà necessario per essere convinta di essere davvero la "bella persona sicura di sé" che ha scoperto di essere. La mail dopo 8 mesi, del 27 ottobre di Sandra pubblicata con un nome di fantasia
<<salve dottoressa elvira! sono felicissima! ho capito, sono intelligente e
interessante...ora parlo e sono più sicura di me, ieri sono stata tutto il giorno
con gli amici, prima avevo paura a dire una mia idea o ad esprimere un
concetto...ora parlo e sono sicura...e vedo l'approvazione da parte di chi mi sta
vicino!
non avevo capito che funzionasse così l'emdr...migliori e subito non lo sai, lo sai
solo quando ti metti a fare qualcosa e ti sorprendi di te stessa!
buona giornata!!
un abbraccio>>
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Kate
Kate ha 27 anni. Professionista sensibile e di intelligenza geniale, professionalmente ha raggiunto livelli elevati nella sua professione in un terzo del tempo che sarebbe stato necessario. Arriva da me dicendo <<ho un rapporto meraviglioso con un uomo meraviglioso e tutto questo é in serio pericolo per la mia sospettositá e diffidenza. anche se lui é l'uomo che voglio sposare e con cui avere dei figli, paziente e comprensivo, so che rischio di perderlo se continuo a fare in un modo che neppure so di voler mettere in atto. nell'ultima discussione animata causata dalla mia gelosia, ho sentito che é solo questione di tempo. i miei comportamenti lo indurranno a mettere la parola fine. lo sento>>.
La psicoterapia cognitiva con EMDR:
Kate aveva sempre vissuto con la nonna (a causa del lavoro dei genitori), più volte abbiamo ricostruito la storia della vita vissuta insieme a lei e l'errata e inconsapevole -fino a quel momento- convinzione che la nonna le aveva inculcato fin da quando Kate ha memoria: <<non fidarti di nessuno neanche di tua madre! tutti potrebbero ingannarti ed approfittare di te!>>.
Sono passati 6 mesi, otto, nel momento in cui aggiorno i dati di questo caso, Kate é stabile nei risultati ed é migliorata vistosamente sia la qualità sia della sua relazione sentimentale che di tutti i suoi rapporti in genere. Non più sospettosa e diffidente dei colleghi ha potuto aprirsi e rinsaldare le amicizie e le sue relazioni Kate é arrivata a confidarsi con alcune colleghe di lavoro, prima giudicate severamente e tenute sospettosamente lontane ed oggi lavora in un clima sereno e molto amichevole e affettuoso.
La relazione sentimentale di Kate prima costellata di furiosi litigi ora é serena ed appagante. Anche il sovrappeso di K ora é in procinto di essere messo in discussione.
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Luisa
Luisa é una bella ragazza cresciuta in una famiglia serena e cattolica. È sposata con Fabrizio da 7 anni ed entrambi non hanno mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale prima del matrimonio neppure con altri partner.
Durante il primo tentativo di rapporto sessuale, la prima notte di nozze, Fabrizio fino a quel momento dolce, tenero e pieno di attenzioni si innervosisce, diventa aggressivo e violento e picchia la moglie. Questa dinamica relazionale di Fabrizio caratterizzerà i 7 anni di vita vissuta insieme dalla coppia senza che riesca mai a concretizzare un rapporto sessuale.
Due anni prima di venire da me, Luisa aveva confidato alla madre di Fabrizio i maltrattamenti e le violenze subite dal marito. La suocera anticipa il problema ad un'amica ostetrica (non medico) che fa diagnosi a Luisa, dopo averla visitata, di "vaginismo" spiegandole essere <<un problema molto grave quasi incurabile perché dipende tanto dalla testa>>. Luisa si considera incurabile oltre che responsabile del fallimento del suo matrimonio perciò si chiude in se stessa senza più chiedere aiuto ad alcuno. Ogni tanto fiduciosa e speranzosa chiede al marito di provare ad avere rapporti sessuali con lei ma a questa richiesta il marito reagisce sempre allo stesso modo giungendo anche a chiuderla in casa a chiave, a staccare il telefono fisso di casa e sequestrarle il telefonino per impedirle di chiedere aiuto mentre lui é a fare i turni di notte.
Fabrizio non dará mai alla moglie una spiegazione a queste reazioni improvvise e spropositate. Luisa un anno fa, sentendo da un'amica che ha risolto delle forti difficoltà personali arriva a confidarsi con lei. Quindi mi telefona per un appuntamento.
La psicoterapia di Luisa
Raccolta la storia su descritta, Luisa si dichiara convinta di voler portare avanti il percorso da me prospettato per potersi guardare dentro con la consapevolezza necessaria a trovare le soluzioni di cui ha bisogno.
Io pongo la condizione di poter conoscere Fabrizio.
Conosco Fabrizio dopo alcune sedute disdette solo all'ultimo minuto. É un bel ragazzo dall'aspetto normalissimo ma nel procedere del colloquio si rivela "lento nel recepire" i temi importanti di cui parlare: come se non ricordasse o non avesse vissuto i momenti che hanno caratterizzato la vita matrimoniale che Luisa ha appena finito di esporre davanti a lui.
Luisa intelligente e mentalmente velocissima sembra accentuare il deficit di Fabrizio e il loro divario intellettivo. Scopriamo che Fabrizio, senza che se ne renda conto, reagisce con violenza ogni volta che si trova davanti ad una difficoltà che non sa risolvere. Fabrizio inoltre non ritiene utile nessun tipo di intervento sulle sue difficoltá personali mentre Luisa si dichiara ancora più convinta a proseguire da sola quanto ha già intrapreso nel suo percorso psicoterapeutico.
La svolta e il cambiamento
Con la terapia mansionale Luisa comprende e risolve il vaginismo. Scopre altresì che Fabrizio non dimostra il minimo interesse ad avere rapporti sessuali con lei.
La svolta nel cambiamento di Luisa avviene proprio a questo punto quando può dirsi concretamente che Lei può cambiare e Fabrizio no.
Luisa scopre che la reazione violenta del marito durante la prima notte di nozze aveva innescato in lei un meccanismo contratturale di difesa automatico-involontario che equivaleva a dirsi "proteggiti da lui, siete troppo diversi"! Nella prosecuzione della relazione terapeutica Luisa conquista maggiore fiducia in se stessa e arriva a confidare alla madre i suoi problemi. Abbandona nel giro di qualche settimana la casa coniugale di sua proprietà e va a vivere a casa dei suoi genitori che la sostengono in ogni fase successiva. A me pareva ovvio che i genitori di Luisa intuissero fino in fondo l’infelicità della figlia e che fossero così preoccupati da invitarla a rivedere eventualmente la sua scelta che le causava tristezza, preoccupazione, insicurezza e chiusura affettiva e sociale. A distanza di 5 mesi dall'inizio del suo percorso Luisa si rivolge ad un legale per chiedere la separazione, ormai libera dalla paura delle violenze e libera interiormente dal terrore di essere "incurabile" esce alla sera con le ritrovate amiche e incontra un ragazzo che conosceva da tempo e si mette alla prova dal punto di vista sessuale arrivando ad esclamare: <<Che bello! É meraviglioso, non sapevo ci si potesse sentire così!>> Da quel momento Luisa comincia a chiedersi come abbia potuto pensare di sé e della sua famiglia le cose orribili che aveva pensato e si risponde dicendosi che non era pronta a riconoscere il fallimento con se stessa e coi suoi.
Luisa, conquistata la consapevolezza necessaria per dire a se stessa di aver troppo sofferto sceglie di procedere immediatamente con la richiesta della separazione consensuale e di soprassedere alla richiesta di annullamento del matrimonio promettendosi di ripensarci successivamente.
Luisa in 8 mesi di psicoterapia é già libera dentro e verso la vita. Dotata di intelligenza veloce, di forti capacità di impegno e senso di responsabilità nel sopportare lo stress e le difficoltà incontrate nel suo matrimonio, grazie alla buona relazione di attaccamento avuta coi genitori, riesce ad accettare con fiducia l' aiuto che sono stata in grado di offrirle e questo l'ha aiutata a conquistare facilmente il cambiamento e la maturazione di cui aveva tanto bisogno.
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Denise
Introduzione
Questo caso è raccontato (anche se in sintesi) con le parole della paziente attraverso parti trascritte delle sedute
Denise é una professionista che vive a Milano, ha 33 anni, convive da cinque anni con Davide, e soffre di una sensazione di impedimento al passaggio del cibo nel tratto faringo-esofageo a cui spesso si associa un senso di asfissia.
Il suo percorso, durato 18 mesi, finito circa due anni fa, é stato oggetto di follow-up fino a gennaio 2015 che ne attestano la risoluzione definitiva di un disturbo perdurato ben 13 anni! Denise é una donna bellissima e sono convinta che molte persone si girino a guardarla, é alta un metro e ottanta ed é molto sottopeso.
COME DENISE DESCRIVE IL SUO DISAGIO: LA DISFAGIA
<< io domani sera avrei una cena...non so se andare..ho paura di non riuscire
a mangiare e ho paura che la gente se ne accorga.. il mio modo di mangiare non è
normale...sono lentissima...tengo in bocca il cibo fino a quando ormai non é
liquido.. :
Se decideró di andare speriamo vada bene...non si può morire
soffocati con i bocconcini che faccio io, ma questo lo dimentico.
Vorrei tanto godermi una serata a tavola...come fanno tutte le persone di questo
mondo...sarebbe bello godere di una cena fuori...non mi accade da 13 anni...
tanti... troppi.... sono sempre rigida..non riesco a parlare perché troppo attenta a
ciò che faccio.. Cioé mangiare... oggi proverò a spostare l'attenzione su altro
>>..
..<< La cena è stata un disastro..ho preso una zuppa di cereali...non sono
riuscita a mangiare se non un cucchiaio... e due chicchetti alla volta di orzo.. non
so, presto molta attenzione alla consistenza del cibo, se è scivoloso, molle, se può
scivolarmi in gola e farmi soffocare.. non apprezzo il sapore, ma sto solo attenta
se dalla bocca riesco a buttarlo giù e mentre gli altri hanno mangiato quanto
avevano ordinato io sono riuscita a mangiare un cucchiaio di zuppa... Mi sento molto
giù e delusa da me stessa perché sono in questo limbo da ormai 13 anni...desidero
con tutta me stessa finire un piatto in tranquillità e non lasciare tutto
lì...
non sono in grado di mangiare un'insalata perché penso che le foglie di
lattuga mi possano rimanere attaccate in gola, non mangio una zuppa di cereali
perchè penso che i cereali e i legumi mi possano scivolare in gola e farmi
soffocare...ho paura di soffocare con il cibo!>>
<<..prima ero cicciotella, pesavo 83 kg, poi ho iniziato a mangiare sempre meno, più lentamente poi sono intervenuti gli attacchi di panico, in Canada, in Francia, a Roma, in Germania con percorsi di psicoterapia e di analisi senza feeling Volevo fuggire da mio padre, molto severo, identico al suo, a mio nonno: non potevo aprire bocca, esprimere opinioni, non potevo dire la mia, conservatorio, pallacanestro, bene a scuola a lui non bastava mai,...mi ha dato delle sberle perché volevo lasciare il Conservatorio, sberle e schiaffoni in testa... ho lasciato chitarra classica al 7* anno. Ero entrata a Bologna per iscrivermi e sono tornata indietro. A casa mia si parla urlando, non esiste la capacitá di ascoltare...come é sempre stato a casa dei nonni..>>
DOPO TRE MESI
<<Pranzi e cene non stanno andando molto bene, provo vergogna, mi sento in imbarazzo quando mangio davanti agli altri, a casa se non riesco a buttare giù il boccone ormai liquido sputo, ma fuori non posso farlo, e questa è la mia difficoltà quando sono fuori ...mi sento sempre fuori luogo, ho spesso paura di scegliere il momento sbagliato per dire le cose e a volte per paura di fare una brutta figura, faccio figuracce...e risulto inadeguata. Mi sento costantemente una Bridget Jones..>>
DOPO ALTRO TEMPO QUALCOSA INIZIA A CAMBIARE
<< l'altra sera ho pensato a cosa significhi avere un ruolo....La mia difficoltà sta nel capire esattamente che ruolo ho io in certe situazioni…se il mio ruolo è marginale. Non è giusto lasciarmi trasportare come se fossi io il soggetto intaccato.. ieri sera ho sentito del bambino morto per soffocamento a 4 anni per un boccone - un pezzo di mozzarella…allora quando ho sentito la notizia ieri sera mi si è gelato il sangue…ma poi mi sono detta: io che ruolo ho in quella situazione, con quella famiglia, con quel bambino che rapporti ho? Nessuno!…e allora perché devo stare male io? È successo a mio figlio o a qualcuno che conosco? La risposta è no!…ma alla fine ho ceduto e mentre stavo mangiando, non so cosa mi è scattato, ho provato soffocamento anche io….e ho lasciato ciò che stavo mangiando ..non riuscivo più a buttare giù il cibo....è assurdo di come la mia mente possa prendere il sopravvento in certe situazioni >>
DENISE COMINCIA A RILEGGERE SE STESSA
<<Con lei, Elvira, i primi mesi se mi sentivo capita e sostenuta andava benissimo. Se le scrivevo e lei mi rispondeva andava benissimo. Non ho idea di quanto l'abbia fatta lavorare fuori dalla seduta (e non mi interessava neppure saperlo..). Anzi alcune lenzuolate di mail mi dicevo che "doveva leggersele"..
"Se le persone erano buone e comprensive con me mi era dovuto, ma se poi qualcuno pensava ed esprimeva un parere diverso dal mio non mi stava bene.. Perciò tra mio padre e Luca, se ci si metteva anche Lei a dirmi da quali altre prospettive guardare il mondo ci cresceva proprio..>>
<< Ho riflettuto sulla seduta precedente e sul modo particolare di svalutare gli altri che usavo da sempre ...è vero, io ho sempre pensato di essere migliore degli altri e ho sempre fatto di tutto per esserlo anche agli occhi dei miei genitori. Ho sempre creduto - sbagliando - di poter fare affidamento solo su me stessa perchè giudicavo gli altri incapaci, inaffidabili, e non in grado di capire effettivamente di cosa avessi bisogno...per tanti anni sono stata così e per tanti anni ho avuto questo atteggiamento anche nei confronti di Davide......ed è per questo che ho sempre avuto paura di chiedere aiuto: perchè ho sempre creduto che nessuno potesse aiutarmi, perchè non mi sono mai fidata di me stessa e dunque di nessun altro...e forse anche per questo ho sempre avuto delle relazioni svalutanti raccontandomi che erano a favore della mia libertà e della mia indipendenza....e stavo commettendo lo stesso errore con l'unico uomo che io abbia mai amato.. ma per fortuna ho aperto gli occhi prima che potesse essere tardi, e sto capendo davvero dove ho sbagliato in tutti questi anni...e questo grazie a Lei...Mi hanno colpito le sue parole Elvira: "guarda il mondo come se ci fossero altri mille a guardare insieme a te la stessa identica cosa". Migliora tutto, ho ricevuto mail da persona che mi ringraziava per gentilezza e considerazione, bastava solo porsi in modo diverso nei confronti della vita, eh si, la realtà é quella che noi ci creiamo nella mente,, e quindi se la vedo bella sarò circondata da cose belle..>>
<< Davide non sapeva fare e non capiva nulla di certe cose..chiedeva aiuto per fare dei biglietti sul web.. Io mi arrabbiavo.. Gli dicevo che era proprio stupido.. Mi stupisco che mi abbia sopportata, deve amarmi moltissimo..mi ha conosciuto che lavoravo a Montecarlo in un momento bellissimo in un mondo diverso dal suo.. Gli sembravo irraggiungibile..Mi ha sopportato per anni a frullarmi anche il riso che sputavo nel cucchiaio, non trovava una cosa e gli dicevo: "vedi che sei proprio scemo.. ora gli continuo a ripetere quanto é splendido.. se li merita tutti i miei che non sono complimenti ma constatazioni di realtà .. é l'unico a trattarmi come una regina, io lo insultavo e lui mi amava.. >>, piange, << io al suo posto avrei detto "ma come cazzo ti permetti?"quindi?" >>
Le chiedo se conosce la ragione per cui si comportasse così, mi risponde:
<< sono sempre stata così.. mio papà era maltrattante, non lo faceva apposta, perché neanche io lo facevo volutamente, mi diceva che non ero capace a guidare, in tutte le cose in cui non riuscivo mi diceva che ero incapace, ho sempre vissuto che lui sapeva fare le cose ed io no, e mi ero convinta che non ne sarei mai stata capace.. non sarei mai riuscita.. é stato frutto della mia interpretazione del modo di sentire e dirmi determinate cose.. Sono andata avanti così..>>
COME CAMBIA IL RAPPORTO COL CIBO
Riprende le tematiche che l'hanno portata in terapia, il blocco dei muscoli che aveva l'anno scorso e gli 8 kg che ha preso rispetto all'aspetto anoressico di prima:
<< Ho reintrodotto la carne, al mare l'altro giorno focaccia con prosciutto e
in effetti.. anche ieri sera polpettone.. mentre prima la gente mi osservava quando
mangiavo adesso mi dimentico pure se per caso mi guarda...!
Alessandra, mia
amica ha detto vedendomi mangiare, "finalmente qualcuno che mangia", Il bolo non ce
l'ho più, non ho più rigidità muscolare, riesco a bere una bottiglietta d'acqua
intera.. Mangio quello che mette in tavola Davide.
Mi piace mangiare tiramisú, risotti, gamberoni, spaghetti al sugo di pesce con
pomodorini aglio e prezzemolo, sugo di pomodoro, il pesce al sale con l'arancia..mi
piace tutto, anche i carciofi che non mi piacevano..
>>
GLI AMICI e LA VITA DI DENISE RACCONTATI DOPO 12 MESI
<< Mi ero sempre lamentata di non avere amici, ma appena ho detto che voglio andare a correre ho subito trovato chi si é aggregato a me, vado giù con la voglia di cambiare qualcosa e avvicinarmi in modo diverso agli altri. Avrei voluto incontrare lei tanti anni fa per risolvere prima i miei problemi e gli stati d'ansia che mi provocavano.. Mi ricordo quando ci siamo trasferiti da Montecarlo qui a Milano, non avevo amici.. Quest'estate é la prima estate in cui ho organizzato cena con 18 persone in un ristorante... ma dov'era tutto questo? Prima frequentavo queste persone ma mi tenevo distante. Dopo aver conosciuto lei ho passato un'estate fantastica, prima eravamo solo io e Davide.. ho riscoperto me e la gente intorno.. Ho un'amica con cui mi trovo in modo fantastico.. Dov'erano? Dov'ero io? Io non c'ero..da quando vengo qui ho riscoperto tutto questo, non credevo di poter vivere bene in questo posto, grazie a lei tutti i giovedì a ballare con mie amiche, Davide coi suoi amici, non l'avevo mai fatto da quando vivo qui. Mi é scattato qualcosa da quando vengo qui che mi ha fatto sentire....me stessa! Prima mi vergognavo, mi sentivo la bambina incapace, meglio non far nulla per non sentirselo dire.. non conoscevo gli amici di Davide. In Germania sapevo che le cose belle erano destinate a finire perché sarei tornata in Italia, qui le cose belle so che dureranno..>>
MI RACCONTA UN SOGNO
<<Ho sognato che mi faceva una seduta insieme ad un'altra ragazza coi capelli
a caschetto che si lamentava quasi sempre del mondo e di come andavano le
cose..
Sempre stanotte ho anche sognato che ero ad una festa con mio padre e
mia madre e facevamo il trenino.. Lei Elvira arrivava durante la festa ed aveva
sempre il suo ruolo e le puntualizzavo alcune cose importanti su un foglietto in cui
le illustravo il da farsi e tutti erano interessati a quanto andavo dicendo>>
Io faccio capire a Denise che quando é arrivata da me era come la ragazza col caschetto ed ora é l'adulta che sa come farsi ascoltare. Le verbalizzo che ha acquisito una migliore consapevolezza di come fosse prima e di quanto sia cambiata e si senta sicura di sé adesso e Denise continua:
<<quando sono arrivata qui non mi fidavo di nessuno, neppure a delegare qualcuno per farmi fare una fotocopia...dovevo controllare tutto, oggi posso avere grande rispetto e considerazione di me e degli altri perché non ho più paura.>>
LA CHIUSURA DEL PERCORSO DOPO 18 MESI
<<..ho avuto la fortuna di poter regalarmi questo tempo trascorso insieme a Lei - con sacrifici - ma ho voluto farmi questo bel dono perché valevo..
Io grazie al suo aiuto ora mi voglio tanto bene, ho scoperto una intimità con Davide del tutto nuova, osservo il passato e sorrido pensando a tante cose, penso ai miei genitori e li vorrei avere qui ora per abbracciarli forte forte e per dire loro quanto bene voglio loro.. Abbiamo fatto un bel lavoro insieme.....tra i miei alti e bassi...ma grazie alla sua professionalità e alla mia costanza, abbiamo ottenuto il risultato che volevamo..
Ora nella mia vita ci sono altri obiettivi che sono ben chiari...prima era tutto offuscato...ora so ciò che voglio,,, e poi mi voglio davvero bene...quanto male mi sono fatta negli ultimi anni...avrei dovuto incontrarla prima, ma ho aspettato ed ecco...mi è capitata la cosa più bella che potesse accadermi: incontrarla! Grazie!>>
Grazie a Lei Denise!
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Sandro
Sandro ha 43 anni, é dirigente in una grande azienda con sedi in tutta Italia, separato con un figlio 22enne nato da una relazione adolescenziale; si sposa al compimento dei 18 anni con la madre 19enne del suo bambino concepito quando lui ha 16 anni.
Mi chiede una consulenza nel giorno della ricorrenza del primo anniversario dalla morte della madre dopo una malattia durata alcuni anni. Nell'ultimo periodo aveva affidato la madre ad un istituto perché anche il padre si era ammalato.
Il padre muore sette mesi prima della madre. Sandro arriva da me lamentando attacchi di panico e riferendomi di aver perso completamente il controllo della sua vita.
Mi avverte che aveva già intrapreso altri quattro percorsi durante la sua vita, l'ultimo durante la malattia della madre e che arriva da me ormai come se rappresentassi per lui l'ultima spiaggia.
La storia di vita di Sandro ed alcuni report con le stesse parole di Sandro:
<<..mia madre aveva abbandonato mio padre quando avevo quattro anni, ci siamo trasferiti in una nuova casa con il suo nuovo compagno Angelo, stavo salendo sulla macchina di Angelo quando ho alzato gli occhi verso le finestre della casa che stavamo lasciando, mia madre caricava le nostre cose e mio padre era affacciato alla finestra e ci guardava salutandomi con la mano, non capivo completamente ma mi sono sentito disperato anche per lui e che quanto stesse accadendo non fosse giusto né reale>>
<<Angelo all'epoca era un trasfertista che partiva al lunedì e rientrava al venerdì e in quei giorni io dormivo nel lettone con mia madre, ma quando lui ritornava dovevo trasferirmi in camera mia dall'altra parte della casa. La mia stanza allora si popolava di fantasmi, tra cui la scimmia Graziella, come mi ammoniva sempre mia nonna, che dal ripostiglio vicino alla mia stanza sarebbe uscita dal buio e mi avrebbe portato via per mangiarmi ed io avevo il terrore che mi portasse via davvero !..>>
<<tuttora ho paura del buio ovunque mi trovi, mi vergogno a dirlo alla mia età ma é così, non riesco a impedirmelo, da piccolo non dormivo perché avevo paura dei fantasmi e della scimmia, stavo fuori dalla stanza di mia madre e piangevo e pregavo, allora Angelo andava a dormire nel mio letto ed io tornavo nel lettone con mia madre che si girava dall'altra parte e poi per giorni non mi rivolgeva la parola..>>
<<ancora 30 anni dopo mio padre non si era risollevato dal dolore di quell'abbandono troppo grande per lui, ma anche per me, una volta l'ho rimproverato che non aveva avuto le palle per tenere insieme la famiglia! Mio padre era buono, lo dicevano tutti che era un uomo buono, non ha mai alzato la voce, non ha mai osato picchiarmi, lui e la sua compagna soffocavano il pianto quando andavo via da loro invece mia madre era davvero agguerrita. Mi sono sempre sentito in colpa per aver chiamato anche Angelo "Papá", avrei dovuto ribellarmi e non umiliare mio padre davanti a tutti, a scuola per questo mi prendevano in giro, non posso perdonarmelo !!!>>
<< per ottenere vicinanza bisogna protestare, mostrarsi bisognosi altrimenti si viene abbandonati e dimenticati. Se ti allontani gli altri ti sostituiscono e tu non esisti più, sarai dimenticato e rimarrai solo perchè sotto sotto nei sentimenti dietro le apparenze c'é sempre la fregatura>>
<< mia madre non era mai andata d'accordo con la mia ex moglie ma quando le ho comunicato che mi sarei separato mi ha voltato le spalle, criticandomi severamente e non rivolgendomi la parola per due anni. Lei che aveva abbandonato mio padre per un altro uomo 30 anni prima mi sembrava troppo anacronistico che mi criticasse e mi facesse la guerra per impedirmi di separarmi..tanto più che noi non ci siamo separati a causa di un'altra donna ma perché effettivamente non andavamo d'accordo e non riuscivamo a capirci..Ma mia madre poteva permettersi tutto, usarmi dal lunedì al venerdì per non sentirsi sola e poi ricacciarmi nel mio lettino quando Angelo ritornava >>
Gli attacchi di panico:
Iniziati con il primo rapporto occasionale durante il matrimonio, si ripetono successivamente e gli impediscono di costruire una relazione affettiva. Gli attacchi più gravi sono i più recenti, iniziati da circa quattro anni da quando ha avviato la prima convivenza sentita, con Enrica, dopo la separazione dalla moglie: Sembrano scatenati dall'ansia da separazione nel momento in cui saluta la compagna Enrica (per recarsi al lavoro a 240 km di distanza tutti i giorni andata e ritorno) al lunedì e al giovedì perché in questi due giorni non rientra alla sera da lei ma si ferma nella città dove lavora e possiede una casa. Si scatenano alla sera quando é solo nella casa a Genova in cui conserva le ceneri del padre. Si sveglia di notte, alla percezione di un rumore vissuto come una presenza estranea con difficoltà a respirare, sudorazione, tachicardia, oppressione retrosternale così intensa da ricorrere alle cure del pronto soccorso nonostante la terapia farmacologica assunta che gli aveva prescritto lo psichiatra, ma che si rivela inefficace a far regredire la sintomatologia in urgenza, di Sandro
Di me dice che mi vede molto sui generis per via della mia modalità professionale: chiedere compiti, fare attenzione a cosa prova focalizzando il momento in cui si innescano certe sue emozioni o alcuni sintomi, a cosa stava pensando in quel momento, cosa dice a se stesso in quel momento e cosa stava succedendo e come si sentiva prima che i suoi sintomi si innescassero ecc.
La tecnica EMDR che impiego sia a Genova che a Milano per risolvere i traumi e le sofferenze in genere ha permesso a Sandro di risolvere anni di sofferenza e lo hanno aiutato a riconoscere gli autentici segnali di cambiamento abbastanza velocemente, dice:
<< Ho continuato a cercare di prolungare il più a lungo possibile le sensazioni di benessere che avverto durante la giornata dopo le sedute con lei e come ansia va molto meglio >>
<< é cambiato molto il mio modo di relazionarmi con lei e fuori da qui negli ultimi mesi. Mi riferisco alla necessità di esplicitare le cose a cui tengo... é la prima volta che in una relazione con un'altra persona non prendo fuoco: ero impegnato in una telefonata con Enrica e una parte di me mi diceva di mandarla a quel paese mentre la maggior parte del mio cervello mi diceva, spiega, parla, vedrai che andrà tutto bene. Mi ha fatto piacerissimo chiarire e la sera non avevamo pendenze.. Tutto risolto>>
IL MIGLIORAMENTO TANGIBILE
Sandro é cambiato moltissimo e mentre prima si appoggiava in tutto ad Enrica ora la sua relazione sta subendo un cambiamento positivo <<sabato ero concentrato e pensavo allo star da solo lunedì, a giovedì che avrei avuto riunione a venerdì che sarei stato ad un corso. Enrica invece sembra paurosa della mia sicurezza acquisita, infatti durante la giornata di ieri per sms mi ha rimproverato di essere meno affettuoso con lei..>>
<< al corso non ho avuto nessun fastidio, alla riunione non ho avuto attacchi di panico e non ho dovuto alzarmi per fare pipì tante volte come al solito, eravamo in 200 in un salone al 15 piano con tutto l'establishment, ho sentito dentro di me la TdM e l'ho applicata ed é filato tutto liscio. >>
Sandro si rende conto che quando ha conosciuto Enrica stava bene e solo una volta che lei é diventata importante per lui ha sviluppato l'insicurezza e gli attacchi di panico. Si rende conto solo adesso di usare le antiche mappe con cui stava in relazione con la madre:
<< Da bambino avevo il timore che mia madre si dimenticasse di me o non mi considerasse importante, la paura di dormire da solo infatti, il fatto che piangessi spingeva mia madre a fare la cosa più semplice per lei, acconsentire che dormissi nel suo letto ma lei mi ignorava completamente o mi sentivo ignorato. Io mi sentivo soppiantato nel cuore di mia madre dal suo compagno Angelo e mia madre implicitamente mi confermava, facendomi dormire con lei, che la vicinanza, l' amore, l'attenzione e la considerazione potevo ottenerli solo quando manifestavo malessere e sofferenza >>
A questo punto Sandro sta correggendo il suo software, ovvero le mappe di lettura del mondo riguardanti le relazioni e i sentimenti e aggiunge :
Enrica, quando mi allontanavo da lei con i sintomi dell'attacco di panico, interpretava la sua presenza fisica accanto a me come indispensabile a farmi stare meglio, ora che le cose stanno cambiando e sto bene anche da solo ha paura di perdermi per cui per risolvere i nostri problemi dovremo confrontarci sulle mappe della nostra relazione che insieme abbiamo contribuito a costruire.
Cosa dice Sandro tempo dopo degli attacchi di panico:
<< Tutte le esperienze negative, i rapporti sbagliati, lo stress li ho affrontati evitandoli attraverso gli attacchi di panico, mi sentivo bambino incapace di risolvere il dolore che provavo dentro da quando mio padre ci guardava dalla finestra, salutandomi e lasciando andare le cose.. >>
<< Adesso mi godo lo star solo due volte alla settimana e mi piace Dormo bene, mi sveglio riposato.. Non mi sveglio di notte, mi sono passate tutte le paure >>
La conclusione di questo percorso
<< All'inizio di questo percorso ero meno fiducioso nei confronti del prossimo, adesso l'idea che se ho un problema nessuno mi possa aiutare non lo penso più ...lasciamo perdere le persone più vicine a me, però credo che comunque nelle più diverse circostanze in caso di bisogno qualcuno in maniera inaspettata possa essere una fonte di aiuto >>
<< Prima pensavo che quando gli altri han bisogno di me io ci sono sempre, adesso sono più fiducioso del fatto che questo valga anche per me..questa é una risposta diversa a quella che mi sono sempre data. Sicuramente é cresciuta la fiducia e la stima in me e nel prossimo, nelle piccole cose, trovare persone che possa valere la pena di conoscere e confrontarsi, mentre prima ero intento a chiudermi in me stesso nella ristretta cerchia di conoscenze... Adesso anche con un estraneo mi é possibile instaurare un relazione o momenti piacevoli senza dover pensare che sotto ci sia qualcosa da cui difendersi.. Questa consapevolezza e questo strumento mi arricchisce e me ne saprò giovare e godere a tutto tondo >>
Verso la fine del percorso di psicoterapia Sandro ottiene l'avvicinamento alla sua compagna a Milano a solo 60 km andata e ritorno:
L'AD gli comunica il trasferimento con queste parole << sono lieto di annunciarti che il trasferimento da te richiesto 6 anni fa é arrivato e sarebbe potuto accadere molto prima ma solo negli ultimi mesi però hai avuto la capacità di comprendere quanto ti veniva richiesto e migliorare le tue relazioni professionali. Ora sei pronto per dirigere una filiale molto più grande .. Sappi però che è stata la tua difficoltà a relazionarti coi tuoi colleghi e non le tue effettive capacità professionali ad aver tenuto congelato il tuo avanzamento e trasferimento in questi anni >>
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Lorella
Lorella mi chiede una terapia di coppia, si presenta da sola, mi espone parte dei fatti ed io mi rendo conto di non poter accettare la sua richiesta, le sottolineo che non mi sta portando un problema di "coppia" ma un problema che andrebbe meglio definito, che sarei disposta a prendermi cura di lei perché mi sembra più bisognosa rispetto "al suo lui". Nello stesso tempo le fornisco il nominativo di un collega, al quale "il suo lui" potrebbe rivolgersi, se fosse realmente motivato a fare un suo percorso di chiarezza personale.
Lorella accetta la mia spiegazione che qui ho estremamente anticipata e sintetizzata e concordiamo il nostro prossimo appuntamento.
Chi è Lorella
Lorella ha 33 anni, vive a Milano, laureata in giurisprudenza, é una professionista che si é specializzata in un settore molto particolare e non fa fatica a trovare lavoro e fare carriera. Per questa sua specializzazione e per sue qualità personali raggiunge livelli di responsabilità molto avanzati per l'età che possiede.
É alta 180 cm, ha una bellissima presenza, veste con stile, ha una proprietà di linguaggio spiccatissima, é molto colta e intelligente e tutte queste caratteristiche renderanno il percorso e l'uscita dal brutto e lungo momento di crisi che sta attraversando, molto breve.
La storia in sintesi
Lorella ha una storia che dura oltre 10 anni con Luigi, sposato con due figli. Quando Lorella conosce Luigi lei ha 23 anni ed é alla sua prima esperienza amorosa ed anche alla sua prima occupazione professionale mentre Luigi ha appena avuto un figlio dalla moglie, concepito pare, in un momento in cui la relazione matrimoniale sembrava in crisi. Alla nascita del bambino la moglie di Luigi si trasferisce dalla propria madre a Genova per essere aiutata nell'accudimento del neonato.
Man mano che la lontananza della moglie dal marito si protrae Lorella comincia a credere-convincersi che forse non ritornerà più a Milano e che la separazione di fatto si stabilizzerà e definirà altrimenti. Dopo un anno la moglie di Luigi rientra e lui promette a Lorella di prendere la situazione in mano e risolverla con la propria moglie. Questo ovviamente non avverrà, anzi, dopo cinque anni Luigi concepisce con la moglie un secondo figlio (sempre per risolvere la crisi matrimoniale).... Lorella si sente tradita (...) e vorrebbe rompere la relazione con lui ma non ci riesce. Ecco perché:
La relazione "DI COPPIA" con Luigi in senso stretto
Lorella lavorando insieme, vede Luigi tutti i giorni e fa accanto a lui molta fatica a portare avanti il suo quotidiano, mantenendo un equilibrio che non mandi in crisi la professione che svolge e a cui tiene tantissimo.
Inoltre Lorella subisce una insistente pressione psicologica da parte di Luigi che gioca il ruolo della persona oltre che fragile anche bisognosa ed é grazie a questo atteggiamento che mette Lorella in confusione rendendola vulnerabile e incapace di vedere chiara la sua realtà personale per poter prendere qualunque decisione in merito alla sua storia. Ecco cosa dice Lorella:
<< Lui é incapace di fare una scelta. Noi passiamo insieme tantissimo tempo sul lavoro dove tutto é sterilizzato (nessuno, proprio nessuno, né i miei genitori, né i miei amici, né le persone che conosciamo o i colleghi in ufficio sa della nostra storia e per questo siamo riusciti ad andare avanti per così tanto tempo. Io non voglio che il lavoro ci vada di mezzo, come faccio a staccarmi accanto alla sua sofferenza e indecisione?, Luigi va in panico se non ci sono...su tante cose io sono il suo punto di riferimento, lui ha un senso di colpa verso di me e la sua famiglia ma per qualsiasi problema familiare o lavorativo fa riferimento a me e quando mi allontano lui va in grave crisi.. >>
Lorella perció rimane impegnata tutto il tempo della relazione a fronteggiare, per come riesce, le sue molte difficoltà personali riempiendosi la vita con del lavoro extra orario, con gli amici, con tantissimo sport e quando può scappa in vacanza o a trovare i suoi a 500 km di distanza., Lorella é abituata a stare con Luigi solo durante gli orari di ufficio dove si comportano da estranei, si frequentano nelle pause pranzo (lei abita vicinissimo all'ufficio) oppure si incontrano durante alcuni congressi quando tutte le persone che li conoscono sono a dormire.
Dopo aclune sedute Lorella inizia la terapia con EMDR
ed ecco come cambiano le prospettive, Lorella dice:
<< Mi preoccupavo dei suoi problemi come se fossero miei, settimana scorsa
l'ho ascoltato ma mi dicevo che non erano problemi miei, nella realtà sembra che non
sia cambiato nulla ma nella mia percezione si, se penso all'ultima settimana non c'è
una situazione in cui io mi sia sentita vicina a lui o ad un suo problema, sono
problemi suoi, cose sue ed io mi sento svincolata da tutto questo.. >>
Dopo altre sedute EMDR mi racconta un sogno:
<< Ho spesso un sogno ricorrente: uno schermo bianco, un palcoscenico e un sipario bianco, di un bianco accecante e a fianco uno spazio piccolissimo dove sto io, dentro a una scatoletta e come contrasto a questa cosa grande avverto la sensazione di essere costretta a stare in quel posto molto piccolo perché se mi muovo si accende un motore. Avevo fatto perfino un corso per capire questo sogno ma la docente non seppe interpretarlo né aiutarmi >>
La aiuto a comprendere quanto sia consapevole che la luce bianca accecante e il palcoscenico bianco manca di attori, manca lei che peró é illuminata sul da farsi e nello stesso tempo accecata, ha paura di vedere quello che le é fin troppo chiaro.
Successivamente Lorella lamenta di essersi sentita distratta, inconcludente su molte cose, di aver fatto molti sforzi per raggiungere dei risultati, di essersi arenata senza andare diritta all'obiettivo ma di averlo aggirato per arrivarci in modo contorto..aggiunge:
<< In alcuni momenti mi manca solo l'abitudine a pensare a Luigi, sono molte
di più le volte in cui sono contenta che lui non ci sia neppure in ufficio ed è
forte la sensazione di libertà che provo quando non c'è, se so che lui non c'è io
sento l'aria più leggera, é troppo lo stupore di vivere momenti di vita normale
senza dovermi più nascondere, senza dovermi più vergognare.
Prima non
ero consapevole di questa mia sofferenza, come facevo a non accorgermene?
>>
Dopo altre sedute ed EMDR
<< Prima la mia vita ruotava intorno a lui, se dovevo andare a cena con amici cercavo di farlo in tempi in cui lui non c'era, ora se lui è in ufficio io me ne vado, mi organizzo per non esserci e mi viene naturale. All'inizio guardavo la sua agenda e mi imponevo di incrociarci per poter stare insieme, adesso non mi pongo il problema, il fatto di non pensarci più è un cambiamento molto forte >>
E alla fine
<< non mi sento innamorata, non sento più nulla per Luigi e anche quando si avvicina ho una sensazione di estraneità, mi pare strano essere rimasta dentro questo limbo per così tanto tempo, mi sento come se stessi percorrendo un'autostrada senza nessuno davanti che mi impedisca di correre, posso lasciarlo quando voglio, lui fa le sue scelte io faccio le mie. Io l'ho lasciato quando sono venuta qui, lei mi ha restituito la luce per vedere. Continuo a pensare al fatto che ognuno faccia e debba fare le sue scelte ma di tutto quello che a lui è capitato lui ha le sue responsabilità come io ho le mie>>
La libertà e la forza di Lorella emergono in modo incisivo
<< ho strigliato un collega..era un mese che provavo a fargli capire cosa mi aspettavo da lui, scopro una parte di me..non so dove sia stata tutto questo tempo.. scopro risorse e capacità di reagire.. mi scopro decisa.. sto riuscendo a fare il capo quale sono! Sento chiaramente la sensazione: sbagli una volta? ok, ti aiuto, sbagli due.. alla terza te lo dico! Devi fare le cose come vanno fatte altrimenti te le faccio rifare anche cento volte se sarà necessario, io non le faccio più per te! Prima rifacevo il lavoro io, tutto intero anche perché non avevo il coraggio di fare il direttore! >>
Il percorso
Questo percorso é finito in meno di sei mesi, si trattava di un problema strutturato e difficile ma come dicevo prima, la cultura, l'intelligenza, la capacità di cooperare di Lorella si sono dimostrate fondamentali per la buona riuscita del nostro lavoro e il raggiungimento della sua serenità.
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Giovanni
Giovanni 33 anni, lavora come dirigente in una azienda ed è circondato da belle
donne.
Accusa impotenza sessuale sin dai suoi primi tentativi di rapporto sessuale con le
donne.
Giovanni è molto legato la madre e afferma che la sua compagna se non sarà pienamente accettata dalla madre non potrà mai avere un futuro con lui.
Fino ad oggi Giovanni ha presentato diverse ragazze, che a lui piacevano, alla madre, sperando in una approvazione che finora non é arrivata.
Infatti la madre di Giovanni ha sempre espresso una qualche critica severa sul conto
di ogni ragazza smontando tutti i desideri e le aspettative del figlio.
Anche
l'ultima ragazza, che é molto bella, di cui Giovanni si dichiara veramente
innamorato, é stata criticata dalla madre, << troppo bella, le donne troppo
belle sono inaffidabili...costano troppo e non puoi mantenertela>>
Il motivo per cui Giovanni viene da me é perché non riesce ad avere un'erezione che gli consenta un rapporto sessuale con una ragazza che non piaccia alla madre... Mentre racconta comincia ad essere molto confuso, dice << intravedo un nesso di causa- effetto che non sono in grado di risolvere >>
Spiego a Giovanni le regole della relazione psicoterapeutica e gli chiedo di affrontare il problema analizzando insieme i contenuti delle sue mappe riguardanti la sessualità nel suo dialogo interno, nella relazione con la madre e col mondo e pongo una condizione assoluta:
"che non confidi alla madre nulla circa i nostri colloqui e la relazione con la sua ragazza, solo a questo patto io sarò in grado di prendermi cura del suo problema".
Giovanni accetta e stabiliamo il nostro contratto terapeutico.
Scopro che per Giovanni le donne si suddividono in due categorie: quelle come la madre dedite alla famiglia, quasi Sante e tutte le altre non approvate (criticate) dalla madre e quindi inaffidabili.
L'impotenza e l'incapacità di avere una erezione ed un rapporto sessuale con una ragazza che non é approvata dalla madre ci permetterà di lavorare sui contenuti della mappa della sessualità di Giovanni alla cui base sta la relazione di "compiacenza" avuta con la madre nei primi anni di vita per garantirsi le attenzioni materne.
La psicoterapia di Giovanni é una psicoterapia in senso stretto:
Ripercorriamo le mappe di lettura di se stesso e del mondo attraversando i sistemi
motivazionali, la TdM e la MtC
Solo quando il significato del lavoro svolto insieme in terapia, acquista agli occhi
di Giovanni la chiarezza di un puzzle completato, comunico a Giovanni che é libero
di comunicare alla madre tutto quello che desidera e Giovanni come era ovvio
risponde affermando:
<< sono cose intime mie in cui mia madre non c'entra, io non ho nulla da riferirle in merito, non ho bisogno della sua approvazione, sono un uomo, so come gestirla >>
Quasi superfluo aggiungere che Giovanni ha risolto con piena soddisfazione il suo problema ed oggi la coppia é felice e realizzata.
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di N.
N si rivolge a me nel settembre 2007 per una psicoterapia dopo aver visto l’amico R. (affetto da un disturbo di personalità borderline) affrontare e risolvere difficoltà per lui insormontabili nel corso della psicoterapia con me.
Per questo motivo giunge speranzoso e fiducioso che lo possa prendere in cura, consapevole di dover lavorare con impegno per poter risolvere insieme a me i suoi problemi.
N 33enne, è figlio unico, medico figlio di medico. Non si riconosce alcoolista tanto meno riconosce di avere comportamenti da abuso di sostanze e soprattutto non si riconosce depresso, anzi rifiuta con rabbia questa entità clinica come se fosse il marchio più disonorevole e infamante nella vita di un uomo.
I problemi lamentati da N nella sua richiesta di colloquio sono i tremori insorti da qualche tempo alle mani che gli impediscono di svolgere la professione , l’insonnia notturna nonostante l’assunzione (abuso) di 13 compresse di stilnox (sonnifero) per notte e il consumo di circa 10 spinelli ogni sera insieme a quantità imprecisate di alcolici e superalcolici.
Emotivamente instabile, N è quasi sempre molto arrabbiato e questa rabbia sarà anche il filo conduttore di tutta una grossa parte della sua psicoterapia .
Nella prima fase della terapia lavoriamo molto sulla nostra relazione attraverso continui giochi di ruolo: N fa il terapeuta ed io faccio il paziente che non sa esprimere le proprie difficoltà, sofferenze ed emozioni perchè non ne ha consapevolezza. Per questa saranno necessari quasi 2 anni affinchè N acquisisca la capacità di comprendere il valore delle proprie emozioni soprattutto di quelle intermedie e dello stato emotivo di calma. N è bravo nel cogliere gli stati d’animo estremi: troppa rabbia o troppa gioia. Non esistono gli stadi intermedi, i toni medi delle emozioni, del fare, dell’agire, per lui corrispondono a un senso di insopportabile vuoto .
N è eccessivo nel lavoro, nello sport, nel bere, nell’amicizia e nell’amore. Se conosce una donna si entusiasma e vuole subito fare sul serio, salvo poi cadere in cocenti delusioni perché le cose non sono andate come avrebbe voluto e avrebbe previsto.
Per N la realtà non è quella condivisa da tutti ma quella che pensa lui e che lui ritiene essere giusta. Sin dall’inizio lavorare con N per aiutarlo a vedere la sua paura di essere imperfetto e fallibile come tutti noi, è stato non solo difficile ma anche doloroso: per N essere fallibile corrispondeva ad essere un fallito e non una persona che soffre tra mille difficoltà tra le quali molte non dipendenti da lui e dalle sue volontà.
Tra tanti buoni propositi realizzati, seppure incompiutamente, di non incorrere in successive sbornie pericolose, di ridurre progressivamente i farmaci e le prevedibili ricadute dopo alcuni mesi di psicoterapia, N accetta (o meglio si sforza di accettare) con l’aiuto di un collega psichiatra sconosciuto nella città in cui viviamo (direttiva imposta, compresa e accettata dalla sottoscritta), una terapia antidepressiva farmacologia che acceleri i tempi e lo aiuti a lavorare meglio, ma il tentativo fallisce dopo brevissimo tempo.
N non solo non si adegua alla terapia farmacologica ma continua a vedere le cose a modo suo, ad assumere in misura patologica lo stilnox, a cadere durante le sbornie, a farsi male, a farsi la pipì addosso, a farsi riaccompagnare a casa da estranei e soprattutto a bere oltre misura, in una quantità tale da non conservare memoria di quanto accaduto tranne che per le ferite che dice di non ricordare come ha fatto a procurarsele.
Infatti se N beve, lo fa al punto da annullare la memoria, da non poter ricordare nulla perchè questa parte infelice e fallita di sé ancora non è in grado di sostenerla da potersene prendere cura.
N quando si ferisce non cura le parti ferite, smette di guardarsi allo specchio se è ferito al volto, si copre le braccia per non vedersi per non ricordare i segni di cose che vuole dimenticare.
Inoltre è incapace di ricostruire gli eventi e di dare la giusta e completa rilevanza a quanto gli accade.
N però riesce a gestire le bevute lontano dai giorni lavorativi, delimitandole al venerdì e sabato ed eccezionalmente alla domenica se al lunedì non ha impegni professionali. Questo comportamento ci aiuterà moltissimo a lavorare sulle possibilità di N a impegnarsi nella realizzazione dei suoi progetti futuri compreso l'affrancamento dalle sostanze da cui dipende.
Prima del suo arrivo in terapia a N era stata ritirata la patente una prima volta per 6 mesi , la seconda volta nel luglio del 2008 dopo un controllo stradale subìto all’uscita barcollante da un bar davanti al quale sostava una pattuglia di controllo. È stato fermato subito dopo essersi messo cavalcioni sullo scooter che gli è stato sequestrato come prevede la legge mai più restituito perché lui risultato, ovviamente, positivo all’etilometro. Gli è stata ritirata la patente come disposto dal codice della strada per un anno in quanto era già la seconda volta che incorreva in questo reato. Superfluo aggiungere che N non ha condiviso queste “punizioni” e alla mia osservazione : “Perché se hai visto un posto di blocco davanti al bar hai preso il motorino lo stesso?” La sua risposta è stata: “Perché non ero ubriaco,erano incompetenti quei 2 poliziotti, poi c’è stata la sfiga.” Risposte e affermazioni immature di persona incapace di valutare in modo sensato e coerente la realtà.. Dalla madre apprendo cose dolorosissime della vita di N , che non avrei mai potuto conoscere se la storia fosse rimasta confinata alla relazione tra me e il figlio che e ai ricordi di N, che hanno fatto luce su questi comportamenti autolesionistici del figlio.
Alla sua nascita la madre è nel pieno di uno tzunamìi affettivo sia coniugale che materno che durerà alcuni anni a causa dell’alcolismo del coniuge.
Nei primi anni di vita la madre e il padre di N litigavano quotidianamente, il marito rincasava ubriaco e la picchiava. Scenate e scenari di violenza fisica, sofferenze e disperazione della madre di N vissuti sulla pelle di un piccolo ignaro e indifeso da due genitori troppo presi dai loro problemi e che invece avrebbero dovuto proteggerlo. Spesso N a 3 anni veniva lasciato in casa da solo “lo lasciavo solo per alcune ore davanti al televisore, rimaneva ubbidiente senza muoversi, lo trovavo tale e quale come l’avevo lasciato” - dirà la madre tranquilla raccontandomi che non anadava poi così lontano!.
Dopo i primi anni di vita del figlio, il padre di N entrerà nell’anonima alcoolisti e con grande forza di volontà e d’animo sconfiggerà la sua battaglia e non berrà mai più un sorso di alcool.
N comunque da questi vissuti nei primi anni di vita formerà, come facciamo tutti noi da piccoli, le sue mappe di conoscenza dell’amore, delle relazioni con gli altri, del valore di sè e di sè con gli altri nel mondo.In virtù delle sue mappe che sono il risultato dei suoi vissuti con i suoi genitori N non costruirà un attaccamento ma avrà una visone frammentata e incoerente non solo di sè stesso ma anche degli altri : disorganizzazione dell’attaccamento, che spiegherà il suo modo di porsi in relazione con gli altri, con le figure affettive il mondo in modo sempre miolto contestuale e che spiegherà altresì i suoi comportamenti d’abuso, la depressione e il disturbo di personalità borderline di cui è affetto.
Quando ho cominciato a nutrire certezze che N ce l’avrebbe fatta? Sicuramente quando la madre mi parlò a un certo punto del figlio come del peggior essere sulla terra ( mentre era lì davanti a me per aiutare un figlio meritevole di essere aiutato: un figlio rappresentato in quel momento a se stessa come cattivo perchè ciò alleviava la sua sofferenza dettata dai sensi di colpa ( anche nella madre scoprivo il quel momento una disorganizzazione dell' attaccamento che ruotava nella sua lettura del mondo in un triangolo drammatico: è colpa sua, è colpa mia , è colpa degli altri) : ho cominciato a credere che il mio rapporto di fiducia e stima reciproca con N avrebbe aperto un nuovo mondo nella mente e nella vita di questo mio paziente.
Per lunghissimi mesi chiesi inutilmente alla madre di N di provare a dimopstrare fiducia costante al figlio, di pensare cose positive di lui e di dirgli che nonostante la grave situazione era fiera di tutte le cose buone che aveva fatto comunque fino a quel momento: ma lei (figlia di padre alcolista, e con 2 fratelli alcoolisti di cui uno morto per le conseguenze dell’alcolismo) era troppo terrorizzata all’idea che il figlio non si salvasse da quella sorta di maledizione e pertanto per lei risultava molto difficile essere ottimista, sforzarsi di fare un sorriso, tantomeno mettersi nei panni di questo figlio infelice cresciuto tra tanti problemi, severità e senza manifestazioni affettive espresse fisicamente. Ogni cosa buona fatta dal figlio era soltanto l'esecuzione di uno dei tanti doveri che N doveva portare a termine.
Dalle prime battute ho sentito la parte buona di N con le sue delicatezze, paure, debolezze, e bisogno di aiuto per autoafffermarsi e riconoscersi come persona, intrappolata in una gabbia fatta di rabbia, bisogno inconsapevole di amore e accettazione da parte dei suoi genitori. Rispetto ai suoi bisogni affettivi N dimostrava un’età mentale di un bambino molto piccolo seppure riescisse professionalmente e con fatica a gestirsi .Non dobbiamo dimenticare che la motivazione con la quale N chiede una psicoterapia è dettata dal dovere e dall’esigenza professionale e non dall’amore per se stesso: lui viene in cura perché gli tremano le mani!
N in fin dei conti era riuscito a laurearsi nonostante l’alcol e le varie sostanze di cui faceva abuso, non aveva mai perso totalmente di vista le cose praticamente buone per la vita, ma nella scelta tra queste cose buone e ferire e punire i suoi genitori prevaleva (seppure inconsapevolmente) la seconda scelta come fanno i bambini dispettosi. Così facendo il padre non smetteva di criticarlo, riprenderlo,rimproverarlo, sminuirgli la psicoterapia fin dal primo giorno: “Cosa vuoi fare, non ne uscirai mai con queste storie.. devi andare all’anonima alcoolisti..” e così in un circolo vizioso senza fine.
Le osservazioni di N erano le seguenti: “Come se fossimo uguali, io non sono uguale a lui,non ho le responsabilità di un figlio e un figlio non lo farei mai in queste condizioni.”
Era evidente anche da queste parole che il problema di N era il grave e pesante conflitto con entrambi i genitori, prevalentemente il padre, ai quali peraltro era molto legato e dai quali ha anelato quel riconoscimento mai avuto, segno tangibile di quell’amore di cui tutti abbiamo bisogno per realizzare lo scopo per cui siamo venuti al mondo: l’amore!
Durante una riunione di consulenza con la madre e lo psichiatra , loro amico di famiglia dai tempi dell’università, la madre di N quando io sostenni che N ce l’avrebbe fatta a venirne fuori con le sue successive scelte, reagì in modo molto concitato dicendo che secondo lei N non ce l’avrebbe mai fatta, rimarcando il fatto che fino a quel momento N aveva smesso i suoi vizi ma solo per periodi di 1-2 mesi alla volta ..N cominciò a preoccuparsi dello stato emotivo della madre, diversamente da come ne aveva sempre parlato dimostrando un'attenzione e un 'appprensione per lei inimmaginabile per chiunque.. da quel momento smise di parlare, come un bambino colpevole , si concentrò su di lei, monitorando gli stati d'animo della madre piuttosto che concentrarsi sulla relazione con tutti noi.
Finita quella riunione fatta a tarda sera, uscirono tutti dal mio studio e la stessa cosa feci anch'io subito dopo e vidi N andare via da solo in una direzione, le spalle curve e l’andatura stanca e provata mentre la madre andò via accompagnata e sostenuta emotivamente dall’amico psichiatra con la moglie che aveva atteso in sala d'aspetto diretti nella direzione opposta..
Già da quella sera N ricominciò a bere in modo disperato e cattivo, più di prima, come mai prima di allora, fece amicizia con persone che gli vendettero della polverina (?) trovata accidentalmente dai suoi genitori (non sappiamo cosa fosse) , fece un incidente distruggendo l’auto della madre qualche giorno dopo, dopo aver guidato pur senza patente.
A maggio di quest’anno N dopo vari alti e bassi cominciò ad avere violenti mal di stomaco, si sottopose a controllo clinici e di laboratorio, cominciò a vomitare e in una seduta mi disse "elvira mi faccio schifo, sono io un vomito, io vomito me stesso, sono un tossico schifoso e uno schifoso alcoolista e un depresso, cerchiamo una clinica dove disintossicarmi, non ce la faccio più non voglio più nascondermi, smetterò anche di lavorare , a f... c.. . tutto, voglio curarmi.. troviamo un centro dove possa superare la crisi dello stilnox e del resto". N entrerà in reparto di riabilitazione consapevole che quella è la sua scelta. E’ una svolta cercata dolorosamente ma con costanza e dopo 3 settimane alla domanda fatta dallo psichiatra: “Quando pensi di uscire da qui ?” Lui risponderà: “Quando voi giudicherete che sia arrivato il momento”. N uscirà 4 settimane dopo dalla clinica in cui era entrato con la prescrizione di una terapia farmacologica che assume regolarmente tuttora.
Ogni passo da questo momento è svolto con consapevolezza e capacità riflessiva se non immediatamente a caldo, almeno in un lasso di tempo pressoché normale. N non ha più toccato un goccio di alcool nè fumato spinelli e non assume più stilnox . Attualmente frequenta con calma una ragazza che gli piace molto e porta avanti il suo percorso psicoterapeutico con me. Quando N oggi ha acquisito la padronanza della sua vita ed é rinato.
La costante di questa psicoterapia è stata la stima e la fiducia nelle possibilità e capacità di N di impegnarsi nel lavoro su se stesso, impegno altrettanto faticoso quanto quello che aveva messo in atto in diversi altri ambiti: studi universitari, sport, astensione -per i bisogni professionali- dall'alcol durante la settimana- parti sane su cui ho potuto far leva per lavorare sulle competenze e strumenti personali che possedeva da usare per un miglior monitoraggio della sua volontà e per una sana modalità di interazione con gli altri.
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Vittorio
Vittorio, medico di 26 anni, da quando ha memoria ha sempre avuto paura del
vuoto.
La sua infanzia si svolgeva ai tempi in cui il figlio di Eric Clapton era
precipitato da una finestra di un grattacielo a NewYork scuotendo le emozioni di
molti.
La madre di Vittorio é vittima di un trauma "ecologico" e inconsapevolmente
traumatizza il figlio vietandogli di avvicinarsi a finestre, terrazzini, ringhiere e
qualunque altro luogo posto in alto spiegandogli che <<la testa pesa più del
corpo>> e dunque cadrebbe.
Alle elementari i compagni di classe sanno della paura del vuoto di Vittorio e lo accudiscono e lo proteggono dalle ringhiere delle scale della scuola permettendogli di scenderle incollato ai muri, strisciando contro le pareti.
Vittorio cresce con la "convinzione che riconosce assurda" di non potersi avvicinare a qualunque cosa offra la vista del vuoto. Infatti ha sempre abitato case al piano terra e, in certe situazioni, si è trovato in forte imbarazzo a causa di questa patologia senza per questo avere il coraggio di chiedere aiuto.
Vittorio é in terapia con me per altri motivi e mai -perché ne aveva troppa vergogna- mi aveva parlato della paura del vuoto. Lo invito a farlo con le parole, i gesti di cui ha bisogno e mi spiega che la sua paura più grande è quella di poter scavalcare la ringhiera ubbidendo ad un istinto indefinito a buttarsi giù attratto dal vuoto come "quel bambino".
Mi confessa che giá da un po' di tempo voleva chiedermi se eseguivo la tecnica di desensibilizzazione sistematica per aiutarlo a superare questa sua difficoltà ma non osava perché pensava che non la conoscessi.
Lo tranquillizzo dicendo che possiamo fare di più: possiamo risolvere in brevissimo tempo il suo problema -dal momento che abbiamo una buona relazione terapeutica- con l'Emdr.
Nel raccontare la storia delle sue paure Vittorio si irrigidisce, comincia a sudare e ad assumere una espressione terrorizzata.. La nostra relazione terapeutica però é vincente e facciamo due sedute di emdr risolvendo un problema che durava da oltre venti anni.
La volta successiva, che ho rivisto Vittorio, finita la nostra seduta, accompagnandolo alla porta nel rivedere la tromba delle scale (del mio studio) gli chiedo com'é andata con l'emdr del vuoto?:
<<È incredibile>> dice, <<non si può raccontare, la gente non ci crede, sembra che parli di magia.. Io mi sporgo dalla tromba delle scale al quinto piano ma tutto quello che ho vissuto prima ora è lontano. Non ci penso più>>.
Mi dice questo sporgendosi dalla tromba delle scale incredulo lui stesso.
La Psicoterapia é prima di tutto alleanza e fiducia, saper dare al paziente quanto gli serve per potersi fidare per lavorare con noi. Questo risultato é stato raggiunto in modo casuale giusto perché il paziente ha smesso di tacere circa il suo disagio che limitava la sua vita ma con cui aveva imparato a conviverci
I risultati della psicoterapia cognitiva integrata dall'emdr sono eccellenti sia in un percorso di cura più lungo nel tempo sia su temi specifici risolvibili in minor tempo come l'eiaculazione precoce, le separazioni, i tradimenti, i lutti, ecc..
In tutti i casi é necessaria prima una buona relazione terapeutica affinché il paziente possa adeguarsi al piano di cura stabilito per lui.
Dott.ssa Elvira Larosa
Un lutto
Una paziente scrive in due parole il suo cambiamento dopo alcuni anni da un lutto ancora non elaborato. Ha fatto solo due sedute EMDR su quel lutto ancora non chiuso e sulla relazione con la madre:
Ho ottenuto con due sedute un ottimo risultato che conferma la validità della terapia.
Io non so come funzioni dentro al cervello ma posso dire che mi ha cambiata, sono diversa da quando l'ho fatta, non mi so spiegare cosa abbia prodotto in me, forse sono cresciuta senza rendermene conto, certi aspetti di me sono cambiati, difficile spiegarmi ma è come se una parte di me si fosse staccata da me ed il mio atteggiamento verso la vita e gli altri sia cambiato.
Grazie Elvira
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Carina
Cara dottoressa,
si ricorda di me? Sono "Carina", la sua vecchia paziente. Come sta?
Spero di non averla disturbata con questa mail dopo circa un anno e mezzo. Volevo però scriverle per ringraziarla e per scusarmi forse di non averle mai detto di quanto le sono grata per quello che mi ha lasciato, che mi porterò per sempre dentro.
E’ passato molto tempo da allora e tante cose sono cambiate, ma in meglio.
Pensando a come ero prima, dottoressa, mi vien in parte da ridere per la mia goffaggine ma dall’altro ho un sentimento di compatimento verso quella piccola ragazzina impaurita dalla vita, dal futuro, dalle persone, dai giudizi. Una ragazzina incazzata che non si vedeva bene, non si accettava e pensava di non valere nulla perché glielo avevano detto -quando era più piccola- delle persone di poco valore.
Una ragazza che pensava di esser sempre "scrutata" dagli altri perché in realtà desiderava attenzioni. Una ragazza che non voleva buttarsi nella vita, ma sotto un camion (lo avevo pensato mentre attraversavo la strada, si ricorda? Quella volta che sono scesa dalla metro di corsa convinta che quella ragazza mi stesse fissando e mi sono gettata in strada e a momenti finivo sotto un camion pur di allontanare quello sguardo?"
Si, ero una ragazza che odiava per certi versi vivere perché vedeva quest’ultima come un susseguirsi di routine, di noia, di pessimismo, di vuoto. Io mi sentivo vuota perché sapevo di non rispondere più a me stessa, di essermi fatta prendere dalla depressione, non sapendo più come uscirne ma che in realtà desiderava tanto essere come tutti gli altri.
Un giorno dottoressa, mi era partito qualcosa da dentro. Una rabbia unica, una rabbia positiva. Ho finalmente capito, quel giorno che la vita che a me faceva tanto schifo, era una vita che io non volevo cambiare. Se io soffrivo lo dovevo a me stessa in gran parte. E’ tutto nella testa, nel come si reagisce. Lì sono rinata davvero. E mi sono detta che anche io sono amabile e posso essere amata moltissimo, anche io devo e posso gioire come tutti e che io non sono immeritevole.
Quella sua seduta la ricordo ancora,sa? Quella dove mi disse che si vive una volta sola. Pensandoci non sa quanto mi commuovo per questa cosa. Per il tempo che ho perso....ho capito in realtà di amare la vita in un modo increbile, di amare il mondo, di voler fare mille esperienze, di non volermi fermare mai.
Tempo fa le dissi pure che non ero sicura del mio corso di studi…no,no,no!!!! La depressione mi ha fatto capire che la mia strada è fare proprio l’interprete e girare per il mondo.
Nel film di Basilicata coast to coast c’è una scena bellissima, certo non per la situazione in sé, ma per il significato che ho deciso di usare come emblema di tutte le mie giornate, un dialogo fra due amiche.
<<Quando lavoro al circolo dei miei, mi capita di sentire le chiacchiere dei vecchi che giocano alle carte. E allora ci sono quelli che parlano del tempo e quelli che raccontano le storie. Cose che sono successe loro da giovani, e si illuminano loro gli occhi! A quelli che parlano del tempo, invece, gli occhi non si illuminano mai>>
<<Senti Tropea, lo sai che ti dico? che io da vecchia mi vedo coi nipotini miei che racconto loro la storia della mia vita, della dottoressa LaRosa che me l'aveva fatta scoprire, amare e usare. Si, perché la vita si usa per viverla, non per contemplarla e prosciugarla sterilizzandola con pensieri inutili.. Racconterò loro le storie, di quando ho incontrato quei quattro amici che stavano attraversando a piedi la Basilicata e che se avessi potuto, l'avrei attraversata pure io con loro ma allora avevo avuto paura!>>.
Bene, ho 24 anni e voglio attraversare tutto il mondo dottoressa.
Ora ho un gruppo di amici,sono felice,sono a 6 esami dalla laurea, a breve partito per New York come delegata internazionale e soprattutto ho un ragazzo che mi ama.
La ringrazio davvero immensamente per quello che mi ha dato.
Spero che tutto ciò che vuole si realizzi, che abbia una vita felice!
Carina
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Federica
Inizia 21/12/15 finisce 29 febbraio 2016
Un po' obesa, ha 20 anni, in crisi con l'Università, vittima di bullismo in età scolare, autostima e sicurezza di sè insufficiente. Depressa con ideazione suicidaria come accade spesso alle vittime di bullismo.
Ecco cosa dice dopo 10 sedute il 22 febbraio
<<Sono sempre stata forte, non riuscivo a tirare fuori questa forza,ora che sono cosciente di essere forte ho in mano la mia vita e le mie decisioni senza farmi intaccare da giudizi e critiche
Con l'impegno le cose poi riescono
Non mi ero mai impegnata..era tutto già predefinito ed io seguivo le orme, ora non è così, anche parlando con i miei genitori riesco a far accettare il mio punto di vista nonostante veda che loro non sono d'accordo ma prima era un problema, ora non posso farci nulla le mie idee valgono tanto quanto le loro..
È come se avessi uno stimolo che mi spinge da dietro a far le cose, non ho bisogno che mi spingano gli altri, lo faccio io, mi aiuto da sola.
..Aiutare se stessi è la cosa più bella che ci si possa augurare nella vita, una sorta di volersi bene, far le cose perché fanno bene a te, era una cosa che non ho mai provato, l'ho sempre fatto per qualcun altro. Ho sempre fatto le cose per qualcun altro ora le cose le faccio per me
Per me é un vita nuova, è sapere di aver avuto la forza di tirarmi su
Per carità ho avuto anche i mezzi però senza la forza non fai nulla.
Io adesso questa forza riesco a metterla in ogni ambito.
La mattina mi sveglio felice perché sono felice, prima non riuscivo a smuovermi dal divano..
Dopo emdr sul bullismo mi si sono sprigionate delle forze dentro di me!.., avevo pensato al suicidio schiacciata da quelle forze di inadeguatezza e paura inculcate dagli altri..
Ripenso alle parole che mi ha detto quando sono venuta qua la prima volta: che "di qua si esce che si é compiuto un capolavoro" ed è vero, lei aveva già lavorato su una persona che io conoscevo e l'ho vista così cambiata, perciò sono venuta fidandomi e così abbiamo fatto presto..
Mai avuto dubbi che sarei arrivata mi ha stupito molto in quanto poco tempo...
Avevo detto a mia sorella che mi disturbava il suo comportamento e che avevo paura di confrontarmi con lei invece da quando gliel'ho detto, é bastata una volta, sarà che la vedo io diversa, le sue parole ed i suoi modi ora hanno un peso diverso su di me>>.
Federica ha fatto un viaggio in Spagna a trovare una amica a Madrid. Ha organizzato tutto da sola ed ē la prima volta che affronta un viaggio così strutturato. Ritorna che é entusiasta. Mi dice che sua madre
<<ha accettato che andassi a Madrid, e questa é una news: secondo mia madre io dovrei fare medicina.. Ma sono 10 anni di studi!!, io non vedo l'ora di essere autonoma! figuriamoci se riesco a stare sotto l'autorità dei miei genitori per tutti questi anni.. Non posso riuscirci!!!
Ma è quello che loro pensano.. però ho paura e non so se questa paura sia mia o di mia madre, del suo schema.. ho paura che questa loro scelta non mi sia utile.
HO BISOGNO DI ESSERE AUTONOMA MENTALMENTE ED ECONOMICAMENTE..
la questione economica mi tiene legata a loro Come hanno accettato che io avessi idee diverse dalle loro, dovranno per forza accettare quello che voglio fare io. Non potrò fare Medicina per il fatto che mi mantengono, ma è imprescindibile la cosa perché finché starò con loro sarò dipendente da loro!>>.
Le chiedo di spiegare meglio l'affermazione che ha appena finito di fare e cioé che non sa se può fidarsi delle sue idee visto che da una vita che vive con i suoi ed ha condiviso tutte le loro idee e Federica spiega:
<<Per loro per esempio la donna doveva sottostare a dare piacere al maschio e così è stato nella mia prima esperienza sessuale e si é visto come poi mi sono trovata.
Per loro la dietista non ha molti sbocchi invece ha molti sbocchi per chi é bravo e io sarei la migliore perché mi tocca profondamente! Mia madre mi ha sempre imposto/insegnato che il sesso era bello da fare se fosse stata una cosa ponderata con la persona che ami, ebbene per me é stata una cosa terribile che mi ha fatto sentire in colpa, io ero innamorata e poi ho scoperto che lui non lo era tanto quanto me, mi sono sentita usata tutto il tempo, una cosa cinica..quando invece ho fatto sesso per la voglia di farlo, ero affezionata, per carità, ma non ho avuto problemi ed é stato gioioso, col mio ex non avevo mai avuto un orgasmo con questo ragazzo si... sempre!.
Alla fine il parere dei miei genitori é stato interamente demolito dalla realtà , quello che doveva essere positivo é stato negativo e viceversa.. Mi sto rispondendo da sola e cioè che se quello che dicono i miei genitori è capitato che fosse tutto al contrario con tantissime cose, il liceo, la scelta del ragazzo... mia madre difendeva a spada tratta il mio ex, "poverino lui che ha dovuto subire le mie torture" Invece odiava il ragazzo con cui sono stata bene, ma é stata una delle poche cose belle che mi sia capitata, mio papà ha sempre odiati tutti i ragazzi che ho conosciuto, ma é normale. Ci mancava mia sorella nelle critiche: quanto era bravo il mio ex!!! Loro mi consigliano quello che piace a loro o non hanno potuto fare loro. Mia madre voleva fare medicina e non gliel’hanno lasciata fare.
Dunque io sarei frustrata come lei a tralasciare quello che voglio fare come ha fatto lei per rendere contenti i suoi e così io sarei frustrata come lei ad assecondare i miei e farei poi la stessa cosa con i miei figli
Invece io che vedo questo ho il dovere di interrompere questa catena e di seguire le
mie inclinazioni e tendenze..
Comunque per fare quello che sto facendo io ci
vuole molto più coraggio di quello che hanno fatto loro.. Potevo studiacchiare,
sedermi sui loro accudimenti laurearmi tra dieci anni e poi obbligare mia figlia a
fare la dietista..
Mia mamma per Madrid? no! Assolutamente no!, invece mi sono trovata bene a condividere bagno e camera con coetanee straniere e conoscere altre persone e altre modalità.. Questa esperienza mi é servita molto .. Ē stata forse meno comoda vissuta così ma io ero felice di farla con le mie possibilità a questo modo..
Ho tanti altri esempi in cui seguire i miei genitori..>>
<<Buon pomeriggio dottoressa ! Volevo solo scriverle per ringraziarla davvero di cuore per il suo aiuto, sto rinascendo e solo grazie alla sua terapia, ora amo vivere e ho voglia di farlo, scusi il disturbo un abbraccio>>
Pubblicato con l'autorizzazione di Federica. Il nome é falso, tutto il resto virgolettato sono le parole di Federica
Dott.ssa Elvira Larosa
Marco è un trentanovenne dirigente, sottopeso (affetto da celiachia) separato dalla moglie con la quale dichiara di essere in ottimi rapporti.
Ha un bambino, Massimiliano di 5 anni e una relazione che dura da tre anni con una donna divorziata.
Marco però si sente solo e dice di essere intenzionato a risolvere le sue difficoltà personali come figlio, uomo e padre e per questo ha deciso di affrontare un percorso personale.
Le sue difficoltà sono causa di una rabbia interiore che Marco esprime quasi con accanimento verso i suoi genitori appena li vede. Di loro dice <<sono dei poverini, sempre stati dei poverini! sempre fatto una vita misera!, non li sopporto, devono cambiare!>>.
La relazione con Anna -che dura da circa tre anni- trentottenne divorziata <<bellissima di cui sono innamoratissimo>>.Marco rendendosi conto di non avere strumenti per risolvere le difficoltà elencate ha deciso di rivolgersi a me.
Le sue difficoltà sono causa di una rabbia interiore che Marco esprime quasi con accanimento verso i suoi genitori appena li vede. Di loro dice <<sono dei poverini, sempre stati dei poverini! sempre fatto una vita misera!, non li sopporto, devono cambiare!>>.
Dopo la rottura del matrimonio durato 7 anni con la moglie Virginia, con cui non andava d'accordo, Marco ha conosciuto Anna di cui si innamora.
Anna é bellissima ed ha imposto da subito alcune restrizioni alla loro relazione che lui ha accettato spiegando <<perché eravamo all'inizio>>. Ecco le restrizioni di Anna:
Inizialmente Marco, molto coinvolto, non mette in discussione le clausole di Anna perché convinto che le cose andando avanti sarebbero cambiate. Dopo un anno dalla loro relazione, Marco prova a mettere in discussione qualcuna delle regole accettate all'inizio ma Anna si irrigidisce, si arrabbia minaccia di lasciarlo e lo accusa di non amarla abbastanza.
Successivamente, le volte che Marco proverà a sfiorare l'argomento "regole" imposte da Anna la situazione non cambia e Marco commenta: <<se sono un coglione che me la faccio sotto dal timore di perderla, non vederla più, non vedo che margini di manovra io possa avere per cambiare la mia vita e poter vivere meglio...ci ho provato..sono stato peggio, mi sono detto: zitto non parlare più. Mi sembra al momento di non poter vivere senza di lei e di dover subire questo malessere! restare con Anna o perderla in questo momento mi procurano un malessere assolutamente identico>>.
Durante la prima parte del percorso psicoterapeutico durato circa due anni abbiamo dato priorità, alla relazione di Marco coi suoi genitori.
Questa scelta condivisa si è imposta in quanto Marco facendo molto spesso ricorso all'aiuto dei suoi genitori, per l'accudimento di Massimiliano, doveva trovare un modo più disteso per relazionarsi con loro con i suoi bisogni spesso urgenti (per esempio se la ex moglie lo chiamava, perche non poteva andare a prendere Massimiliano a scuola, Marco doveva appoggiarsi ai suoi genitori chiedendo loro di occuparsi immediatamente del bambino. Per questo motivo bisognava acquisire consapevolezza sulle difficoltà ed i bisogni concreti e riuscire a mettere da parte la rabbia nel relazionarsi con loro.
Marco quindi dopo alcune sedute comincia a cambiare prospettiva dicendo <<i miei genitori sono sempre state persone attente, discrete e disponibili nei miei confronti.
In qualunque momento chieda loro aiuto per Massimiliano sono sempre pronti a rispondere alle mie esigenze anche quelle dell'ultimo momento, vanno a prendere il bambino a scuola, lo portano a casa da loro, lo coccolano, lo aiutano a fare i compiti, parlano molto con lui e il bambino con loro dà segnali di stare molto bene e serenamente ed io sono sereno nel sapere che posso contare su di loro. Come ho fatto a dimenticarmene? >>.
Spesso Massimiliano pernotta dai nonni e altrettanti spesso Marco va a cenare da loro, <<quando vado da loro trovo la cena pronta per me con alimenti per celiaci che posso consumare senza dovermi preoccupare di andare a casa e preparare due tipi di cena, quella per me e quella per il bambino: sono le loro attenzioni che non ho mai avuto da nessun altro che mi facevano slittare la mente su Virginia!...>>.
Questa rilettura dei suoi genitori fatta insieme agli interventi con EMDR dei primi mesi aiutano Marco ad abbandonare l'idea che i suoi debbano cambiare; inizia ad essere paziente con loro e la madre dopo qualche mese gli dice <<sembri cambiato,sei più calmo e paziente, riesciamo a parlare insieme di nuovo mentre prima avevo paura di aprire bocca>> e aggiunge:
<<ho capito che i miei erano preoccupati nel vedermi:
Successivamente Marco affronta il problema con Anna e dice <<il motivo per cui avevo accettato le condizioni poste da Anna risiedeva nel fatto che con mia moglie Virginia vivevo in una simbiosi obbligata, si faceva quello che faceva e voleva lei perché altrimenti erano discussioni accese.. io non ero libero di frequentare i miei amici, troppo spesso mi sono sentito sotto scacco e in prigione. Con Anna mi ero trovato a pensare che tutto sommato con le condizioni da lei imposte avrei riavuto la mia libertà per poter fare tutte le cose che non avevo più potuto fare e dunque ho pensato che condividere le regole di Anna poteva avere una sua logica utilità ma da qui a subire imposizioni unilateralmente ce ne corre..
Inizialmente con Anna stavo bene perché avevo vissuto bene la mia libertà e con lei ero padrone di esprimere il mio punto di vista sugli aspetti della vita e lei non reagiva censurandomi come faceva Virginia, motivo per cui o litigavamo coinvolgendo il bambino o tacevo>>
Marco riesce a lavorare alle nuove scoperte che riguardano la ex moglie Virginia ora la vede come "opportunista" che non si è mai presa cura di lui <<si dimenticava che fossi celiaco!>>, e Anna, l'attuale compagna la definisce una prepotente, che ha posto condizioni umilianti ad una relazione che appagava prevalentemente solo lei; <<ora mi rendo conto di non essermi fatto rispettare e di non essermi sentito considerato e amato e da questo ho ricavato stress, sconforto, rabbia e perdita progressiva della mia autostima>>.
Ecco come Marco spiega il suo cambiamento a tutto tondo: <<Durante il periodo di Natale ho capito che una grossa fonte di "rabbia" e fastidio mi proveniva dal rendermi conto che avevo sbagliato a valutare due donne di seguito e non potevo ammettere di essere tanto coglione. Forse li ho iniziato ad essere rabbioso coi miei così solleciti e attenti.. Ho sbagliato nella valutazione di Anna e mi sono sbagliato sul fatto che credevo di non aver problemi con la rabbia verso mia ex moglie.
Quando ho cominciato a notare che provavo fastidio nel sentire la mia ex moglie -che cercava di approfittare di me perché ero rimasto sempre zitto-, chiedermi continuamente di occuparmi di sue cose non riguardanti Il bambino ho notato che era successo qualcosa in me..come se tutto fosse traboccato: ho notato un intollerabile fastidio e capito che la mia rabbia e rancore provenivano da lei e da Anna e che i miei non c'entravano.
Ho già incominciato a chiedere a Virginia di limitare le telefonate e gli incontri solo a cose relative alla gestione del bambino e basta. Le ho detto che voglio la separazione, mettere le cose in chiaro, altro che bel rapporto con lei!.. voglio stabilire delle regole nella gestione di Massimiliano. Lei ha un compagno e se ha bisogno di aiuto per questioni sue personali o consigli si rivolga a lui...io sono solo il padre di suo figlio e il suo ex-marito!>>
Aggiunge:
<<Questa mia consapevolezza ha ridato "autostima" al mio ego che prima di venire da lei era ai minimi storici>>
E in una seduta ancora successiva Marco dice :
<<Con Anna la percezione della mia rabbia l'ho avuta qualche giorno fa quando
stavamo andando a fumare una sigaretta e lei si é dimenticata di me.. mi sono
sentito uno zimbello davanti agli altri. Le spiego: stavamo andando a fumare e lei
si é fermata in un gruppo incontrato fuori dall'ufficio a chiacchierare, nessuno
l'aveva interpellata, nessun messaggio di servizio.. chiacchiere.. quando ho finito
la mia sigaretta e sono rientrato lei chiacchierava ancora.. le sono passato davanti
e lei guardandomi non ha detto una parola. Ma mi sono accorto che non mi importava
più nulla. Mi sono accorto in quel momento che ero libero da lei. . Non l'ho più
cercata per tutto il resto del giorno contrariamente a quanto facevo prima ed ho
chiuso la porta del mio ufficio.
Non l'ho più cercata neppure i giorni successivi mentre lei ora mi cerca ed è
gentile. Io so che in me si è spenta la lampadina e ora so anche che non si
riaccenderà più .. >>
Man mano che la terapia procede Marco ricorda i momenti caratterizzanti le sue due relazioni con Anna e Virginia e si rende conto di essersi spaventato e che non reagendo la sua rabbia si accumulava.. << mi sono chiuso davanti alle modalità estreme usate da entrambe le donne. Con Virginia per timore di nuocere a mio figlio e con Anna per timore di perderla..così ho subito delle angherie come un poverino. Dovevo cambiare io!>>
Marco all'inizio aveva definito i suoi genitori come due poverini che gli facevano rabbia e che dovevano cambiare e quando gli faccio notare questo punto presente nella sua richiesta d'aiuto esplode in una risata dicendo: << ero messo male vero dott? meglio non abbassare mai troppo la guardia...>>
Per quanto riguarda la relazione con il figlio Massimiliano dopo la separazione legale con Virginia in cui sono stati stabiliti dei we a turno tra i due genitori: Il bambino col padre ora si diverte, quando va dai nonni lo aspetta con ansia per abbracciarlo, ha un dialogo in cui si racconta molto e pur di passare più tempo con lui si era inventato che la madre lo picchiasse. Marco ha saputo chiarire questa dinamica sia con Massimiliano che con Virginia arrivando a stabilire che quando il bambino avesse avuto bisogno di vederlo poteva informare la madre e chiamarlo lui stesso per concordare quando e come vedersi il prima.
Alle fine del secondo anno di terapia Marco ha lasciato Anna e cominciato a frequentare con più costanza i suoi amici, ha conosciuto altre donne, si iscritto a dei corsi di enologia e di cucina e alla fine ha conosciuto Alessandra, la sua attuale compagna.
Ora la vita affettiva di Marco è in ordine; ha conosciuto una donna e di sono innamorati e con lei ha avviato una relazione che nel tempo si è rivelata essere quello che lui si aspettava prima dalla moglie e poi da Anna.
L'aspetto più soddisfacente per me è stato vederlo a due anni dalla fine della terapia sereno con la compagna, con 10 kg in più e felice.
Sono proprio contenta
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Elisabetta
Buonasera Elvira,
l’altra volta mi ha chiesto di descrivere come mi sento è sono cambiata in questo anno.
Non è facile descrivere quello che sento, ci provo, forse ci vorranno un po’ di mail, intanto inizio con questa. Non è cambiata una cosa grande, ma tante piccole cose che insieme hanno portato ad un risultato grande.
Ho imparato ad ascoltarmi, a sentire e a fidarmi delle mie sensazioni. Sono molto più sicura di me, non perché penso di sapere quello che mi aspetta, ma perché ho la consapevolezza di avere gli strumenti per affrontare quello che mi capiterà. Ho tante piccole risorse che posso comporre ed adattare alle situazioni nelle quali mi posso trovare, anche se completamente nuove.
Una delle conquiste più importanti è stata riuscire a sentire quello che provo, ascoltarmi senza cercare di darmi una spiegazione, di razionalizzare, di inquadrare, imbrigliare, inscatolare le mie sensazioni.
Oggi ho pensato che forse ho sempre avuto una forte empatia nei confronti degli altri, ma non ero in grado di gestirla.
Non so se riesco a spiegarmi: prima sentivo con prepotenza chi mi stava intorno ma non ero capace di sentire me stessa. Il risultato era che mi perdevo annullando me stessa e per difendermi tiravo su un muro abbastanza spesso da non farmi toccare.
Adesso mi accorgo che più imparo a sentire la mia voce più riesco ad ascoltare chi mi sta intorno.
Non ho più bisogno di tirare su muri, perché non rischio di annullarmi negli altri, perché non rischio di perdermi, perché so chi sono.
Un’altra conquista è il fatto che posso “permettermi” di provare anche sentimenti negativi. Prima non li legittimavo, li negavo. Negavo il mio dolore, la mia rabbia, forse perché pensavo che negandoli non li avrei provati, ma in realtà capisco ora che queste sensazioni sono una conseguenza necessaria per farmi capire le situazioni nelle quali sto male. Negarli significa togliere l’allarme, è come avere un antifurto senza sirena.
L’incontro difficile e temuto è avvenuto e credo sia un esempio di come sono cambiata.
Sono andata all’incontro con una idea chiara di cosa volevo. Ho conservato la calma e la lucidità, non ho perso di vista il mio obiettivo, anche se mi sono sentita dire delle cose che avrebbero potuto farmi arrabbiare molto.
La cosa diversa rispetto a come avrei reagito qualche tempo fa è che in effetti le cose che ho sentito mi hanno fatto arrabbiare, ma è come se avessi preso la parte “buona” di questa rabbia, e l’avessi usata per mantenere la lucidità e la determinazione.
Prima davanti a certe affermazioni avrei provato un senso di ingiustizia violento, mi si sarebbe chiusa la gola dalla rabbia, oppure per paura di provare questo avrei negato di stare male, avrei soffocato quella sensazione per farla sparire.
Questa volta no, questa volta non ho negato nulla, l’ho sfruttato per me.
Provavo distacco, ma non distacco nel senso di indifferenza o negazione di quanto quello che stava accadendo mi stesse toccando. E’ stato un distacco consapevole che mi ha permesso di valutare la situazione con la lucidità necessaria.
Questa volta non ho razionalizzato la rabbia per negarla, ho convogliato l’energia che mi dava a mio vantaggio.
E’ stata una sensazione strana perché ho percepito con chiarezza che mi stavo comportando in un modo nuovo ma non è stato come se stessi applicando uno schema non mio, è stata una sensazione di naturalezza, senza la forzatura di un comportamento studiato o acquisito.
Finisco qui, ci sono tante altre cose, queste sono le prime che sono uscite fuori.
Ci sentiamo nei prossimi giorni.
Buona notte, un abbraccio
Dott.ssa Elvira Larosa
La storia di Michele
Michele ingegnere ora cinquantenne e la moglie Elisabetta 18 anni fa si sottoposero ad una serie di accertamenti in seguito al desiderio di un figlio che non arrivava.
Dopo le analisi effettuate a Michele fu consegnato un referto con la diagnosi che riportava queste parole: impotentia generandi in sterilità di coppia.
Michele descrive la sua delusione alla diagnosi con queste parole: <<mi è crollato il mondo addosso. Ho sentito un dolore immenso e senza rimedio, io non ero un uomo come gli altri e non sarei mai stato padre!>>.
Da quel momento Michele si chiude in se stesso incapace ad affrontare un dialogo con Elisabetta circa i loro e suoi sentimenti e da quel giorno sviluppa anche una impotentia coeundi (disturbo ad effettuare il coito per mancanza di erezione). A peggiorare il problema l'assenza totale di desiderio sessuale verso la compagna e le donne in genere. Per lui i rapporti sessuali perdono ogni forma di interesse non essendo più implicitamente e potenzialmente capaci di generare un figlio.
I vari professionisti consultati dopo alcuni anni, le analisi e le terapie effettuate compresa quella antidepressiva, ormonale, stimolante l'erezione, non hanno risolto il problema.
Michele si sente apatico e indifferente verso Elisabetta e col passare degli anni continua a soffrire per non poter avere figli mentre i figli dei loro amici nascono e crescono. Michele inoltre continua a non avere desiderio nè capacità di erezioni ed è sempre più convinto di non essere interessante e desiderabile per nessuna donna e ancora di più per Elisabetta che si vede invecchiare più velocemente sentendosi rifiutata.
Dopo anni di incomunicabilità Michele scopre dei messaggi che Elisabetta scambia con un amico e non dice nulla ma appena Elisabetta si accorge che Michele ha scoperto i messaggi si preoccupa, interrompe l'amicizia e cerca di trarre spunto da quel fatto per avviare un dialogo col marito ma senza ottenere alcun effetto .
Anche in quella situazione Michele non sa aprirsi e affrontare il problema, si chiude ancora di più continuando a rimanere silenziosamente accanto ad Elisabetta che ormai accetta quel ménage muto che si è consolidato tra loro.
Gli anni migliori della giovinezza di Michele ed Elisabetta trascorrono in questa incomunicabilità affettiva e sessuale fin quando Michele due anni fa non pensa di allontanarsi dalla città in cui lavora e in cui vive con Elisabetta. È stato richiesto per la sua professionalità a 600 km da casa pertanto si trasferisce. Pensa che così la relazione tra loro due finirà. Ogni we però rientra a casa in aereo ed Elisabetta attende il suo ritorno.
Una sera di un anno fa (sono già passati 18 anni) Michele consultando il web trova il mio sito dove legge di alcuni miei casi difficili risolti e mi contatta. In lui nasce la speranza che forse potrebbe provare a rivedere se stesso e il suo problema radicalmente. Cominciano così i we di trasferta di Michele motivati dal bisogno e dallo stimolo che la lettura dei miei casi ha sollevato in lui e dal bisogno di confrontarsi e dipanare il groviglio accumulato negli anni.
Spiego a Michele che "l'impotentia generandi" aveva significato "per lui" anche incapacità erettile complicata dall' assenza di libido conseguente alla depressione che perdura tuttora. Michele mi dice di non avere aspettative sulla sessualità nè di essere interessato a questo tema ma di sperare di poter accettare la sua realtà per vivere un po' meglio! Michele mi spiega di aver effettuato personalmente diversi test con altre donne durante i suoi soggiorni settimanali lontano da casa e di sè dice "sono un traditore seriale virtuale perché ci ho provato senza alcun risultato e per questo sono irreparabilmente impotente. È successo qualcosa in me che ha rotto definitivamente tutto".
Michele si rivela troppo razionale e tratta i suoi bisogni e le sue paure giudicandosi con molta severità. Come se riguardassero un estraneo, così come gli accadeva in famiglia e precisa: <<la logica davanti a tutto>>. Avverte però la delusione ed il dolore per la progressiva perdita dei colori nei vari aspetti della vita che ora trova ingrigiti. L'assenza di colori è diventata la testimonianza affidabile dei suoi traumi ignorati e scarsamente messi nella giusta luce nei precedenti tentativi in cui ha fatto delle richieste di aiuto. Michele d'altro canto è stato trattato come una macchina rotta e non un'anima ferita ed è stato curato solo con esami, diagnosi e terapie farmacologiche risultate inefficaci.
La sintomatologia di Michele era diventata molto grave e irreversibile quando aveva scoperto il presunto tradimento di Elisabetta con un altro.
In quella occasione aveva smesso ulteriormente di percepirsi e sentirsi uomo agli occhi di lei e pertanto aveva gettato definitivamente la spugna. Lavorare sulle emozioni originate da questi ricordi ed esperienze traumatiche è stato difficile perché Michele razionalmente sentiva di essersi meritato la reazione della compagna e non è propenso a dare dignità ai suoi sentimenti e bisogni. Tutta la sintomatologia di Michele rimane identica negli anni fino a maggio 2016 quando decide di chiedermi aiuto. Molti i traumi nella storia di vita di Michele che abbiamo trattato. In otto mesi lavorando con impegno Michele riesce ad avviare un dialogo sincero con la compagna riuscendo gradualmente a raccontarsi con tenerezza e riprendendo pian piano il gioco e attraverso questo sono ripresi i rapporti sessuali.
Ciliegina sulla torta: nel corso della seduta della settimana scorsa parlando di rapporti sessuali chiedo a Giovanni la frequenza dei suoi rapporti con Elisabetta e mi dice:<<ancora molto scarsi. Solo due tre volte nel we!>>strong>
Dott.ssa Elvira Larosa
Caso clinico: Marinella, 22 anni, altezza 150 cm, peso 130 kg.
Scelgo questo caso perché ha il follow-up più lungo: 35 anni adesso
Ho conosciuto Marinella nel 1981, a seguito di una richiesta da parte della madre di un mio intervento urgente.
Erano passate le 22 di un giorno di ottobre del 1981 quando ero entrata nella grande casa di Marinella: una casa molto grande con tante stanze e tanti, molti armadi. In quasi tutte le stanze armadi!
Per terra, sulle sedie, ovunque vestiti sparati come proiettili contro ogni cosa.
La madre mi disse che si trattava di una delle tante crisi della figlia, palesemente obesa, che si era sottoposta a ricoveri e a tutti gli accertamenti del caso, alle diete più severe, perdendo peso e comprando nuovi vestiti, ma nessuna dieta le aveva mai permesso una stabilità del peso corporeo.
Infatti quando tornava a un regime di alimentazione normale (?) riprendeva peso e diventava più obesa di prima.
Marinella se ne stava in un angolo, piangendo durante tutto il tempo che la madre raccontava la sua storia. Sentivo che la mia presenza durante il resoconto della madre non la urtava e che non mi mandava segnali di rifiuto, perciò mi avvicinai restandole accanto senza parlare, aspettando un segnale dentro di me o da parte sua che mi dicesse che era in grado di parlare e di ascoltarmi!
La mia presenza pur se di solo ascolto era di per sé un intervento, lo capivo dal tipo di pianto di Marinella che si andava modificando e da disperato diventava triste e poi un mezzo per comunicare con me.
Dopo un certo tempo ricevetti il segnale:Marinella alzò la testa e mi guardò fissandomi con gli occhi quasi imploranti: ed io la salutai: “Ciao Marinella, come va adesso?" scosse la testa come per significare così così ed io aggiunsi: “te la senti di parlare? Io sono una psicoterapeuta e forse se avrai voglia di vedermi ancora per parlare e ascoltarmi potresti dimagrire e magari non ingrassarti più! "
Così è stato: avevo dato il primo appuntamento a Marinella che pesava 130 kg e dopo qualche anno e tuttora pesa 54 kg.
La psicoterapia di Marinella ha coinvolto tutto il suo mondo a 360 gradi, il suo dialogo interno era intriso di dolore: dalla morte del padre quando aveva 8 anni, al nuovo matrimonio della madre, al successivo abbandono da parte del patrigno (a cui lei era ormai affezionata come a un padre) per un’altra donna…la tristezza delle due donne madre e figlia insieme.
E poi….. la sicurezza e l’autonomia crescente di Marinella ma anche gli ostacoli posti in essere dalla madre per il timore di perderla.. e il ritorno del patrigno.. il matrimonio di Marinella e la sua conquista di una posizione economica interessante tanto che varrebbe la pena scrivere un libro. Ricordo sempre Marinella quando tratto le obesità, è un pò parte di me, ogni paziente è un pò parte del terapeuta e viceversa .
Ripensandoci provo ancora affetto: Marinella è serena da molti anni ormai: quello che ha imparato attraverso la nostra relazione psicoterapeutica è stata una conoscenza di sé stessa, delle sue risorse ma anche dei suoi limiti: una ricchezza che la sta accompagnando ancora adesso
Dott.ssa Elvira Larosa
Francesco 31 anni convive da due anni con Simona, 29 anni e si frequentano da 11.
Durante la storia con Simona, Francesco dice di aver avuto alcune sbandate tutte sfumate in un nulla di fatto per assenza di erezione ma ora ha conosciuto Elisa per la quale la storia si va rafforzando.
La vita sessuale con Simona, prima della convivenza, era abbastanza soddisfacente, ma negli ultimi due anni è diventata sempre più rara fino a scomparire del tutto.
Francesco confronta, suo malgrado, Elisa a Simona e trova in quest'ultima degli aspetti negativi insormontabili.
Per esempio Simona non si esprime correttamente perché commette anche errori di sintassi che lo imbarazzano; è una ragazza semplice, che non ha studiato, non è per nulla ambiziosa, non è sexy e non sa neppure valorizzarsi! Elisa è più intelligente, più bella, è laureanda a breve, in medicina, è colta, è ambiziosa ed è sexy.
Francesco è in conflitto, infatti prova sentimenti contrastanti che nascono dal bisogno di lasciarsi andare alla felicità con Elisa ed il senso del dovere che comporta restrizioni e sofferenza.
Nella storia di vita di Francesco da evidenziare l'atteggiamento della madre verso la vita: <<mia madre ha sempre posposto la sua felicità ed il suo piacere al dovere e al benessere della famiglia . Il dovere a qualunque costo>>
Da piccolo Francesco ha subito una educazione impostata sull'indispensabilità di fare le cose giuste.
Con EMDR lavoriamo su questo punto. La sera dopo la prima seduta Francesco torna a casa dopo mezzanotte per la ennesima volta e Simona lo blocca e gli dice che è finita fornendogli la soluzione su un vassoio. Lui coglie la palla al balzo, si prepara una valigia e va via di casa dopo lacrime abbracci e rimpianti per i momenti belli trascorsi insieme e che sentono ormai lontani.
Seconda seduta:
Torna triste per elaborare la rottura, il suo diritto a essere felice e mi dice che Simona da alcuni mesi si messaggiava con un tipo di un'altra città ed è lì che ora si trova. Lo dice con gelosia. Lavoriamo con EMDR su questo punto e sulla rottura da Simona. Io aggiungo che sia auspicabile che in cuor suo riconosca a Simona lo stesso diritto ad essere felice così come dovrebbe augurarlo e legittimarlo a se stesso. Raggiungiamo lo scopo con la seguente affermazioni di Francesco
<<Non sono innamorato di Simona. Sono innamorato di Elisa da sei mesi e ci sto bene. Sono felice.. Simona è a Venezia dalla persona con cui si messaggiava e non era purtroppo la persona di cui io avevo bisogno, ed io non ero la persona di cui lei aveva bisogno. So per certo che l'avrei fatta soffrire perché avevo una brutta considerazione di lei>>
Terza seduta:
Distacco anche materiale da Simona, in EMDR, <<posso prendere tutte le mie cose e far uscire Simona da ogni angolo che me la ricordi. É giusto che ognuno vada per la sua strada. L'amore è un sentimento libero a cui tutti abbiamo diritto>> Elaboriamo alcuni ricordi che lo rendono ancora triste e poi augura anche a Simona la felicità che vuole per se stesso.
Anticipiamo la chiusura della seduta rispetto al tempo previsto perché il lavoro si rivela concluso prima. Non abbiamo toccato nelle tre sedute l'aspetto erezione o l'impotenza Francesco aveva un blocco "etico": non riteneva giusto lasciarsi andare alla sua felicità e far soffrire Simona. Il dovere prima di tutto ma non si rendeva conto che da parecchio tempo ormai stavano soffrendo troppo entrambi. Chiudo la seduta dicendogli che il problema per cui si è rivolto a me è stato risolto.
È venerdì sera.
Il lunedì successivo mi arriva questo messaggio che allego integralmente: <<Buongiorno Elvira, sono Francesco , venerdì dopo averla salutata sono andato da Elisa ed abbiamo avuto un rapporto...(meraviglioso). Abbiamo passato insieme da sabato pomeriggio a ieri sera e abbiamo fatto l'amore diverse altre volte senza problemi di sorta...ed è sempre bellissimo...so che ogni volta sarà meglio e vivo finalmente con lei il sesso in maniera sempre più libera e felice. Riguardo la decisione di andare via di casa sono sempre più convinto sia stata la decisione giusta e sono convinto che il tempo lo confermerà. La ringrazio per l'aiuto che mi ha dato e per una "filosofia" che porterò con me per tutta la vita, oggi sono una persona felice. Grazie di tutto Francesco>>
Dott.ssa Elvira Larosa
Dott.ssa Elvira Larosa
Benedetta è laureata ed ha in agenda un seminario cui parteciperanno molti suoi colleghi facenti parte anche del gruppo whatsapp cui è iscritta.
Decide però che non farà il viaggio insieme a loro e si organizza per farlo da sola la sera prima. Infatti quando arriva il messaggio dal gruppo "ragazze allora si prende il treno sabato mattina tutte insieme?" Benedetta risponde <<io parto stasera.>> Era un venerdì.
Il giorno dopo, sabato, al seminario Benedetta non si avvicina alle altre.
Sta pensando che le colleghe l'hanno esclusa e la stanno escludendo. Si sente sola.
Con questo brevissimo stralcio della psicoterapia di Benedetta ho inteso mettere in rilievo il deficit di <<Teoria della Mente>> che consiste nel credere che gli altri (nel bene e nel male), abbiano i nostri stesso pensieri, credenze e timori.
Benedetta si sentiva allontanare sempre dagli altri ritenendo di non valere nulla. Di non aver nulla da dire ma anche di sapere e conoscere tutto del suo mondo interiore ed esterno che la riguardava.
La vita di Benedetta fin quando non ha fatto psicoterapia è stata travagliata e densa di delusioni. A un anno dalla psicoterapia la realtà e il mondo di Benedetta sono cambiati ed oggi é una ragazza serena e grata di aver affrontato l’impegno che l’ha portata a installare, insieme ad altri strumenti di problem solving, sia la capacità di guardarsi dall’esterno con occhio estraneo come pure di guardare gli altri mettendosi al loro posto.
Ecco uno stralcio delle sue parole:
<<Ho dovuto lavorare sulle mie parti relative ad aspetti che non volevo prendere neppure in considerazione. È stato intenso e anche angosciante, soprattutto avere coscienza piena delle dinamiche agite con lei. Grazie di essere rimasta, nonostante i miei attacchi. Le sono grata. In mezzo a questa gioia di scoprirmi diversa, vivo un lutto e siamo davvero addolorati, ma siamo uniti. Ed è questo che sto imparando, a costruire ogni giorno sempre più una struttura che regga a tutto ciò che nella vita può succedere. Le voglio bene e so che questo gran lavoro lo abbiamo fatto noi due insieme. A presto. Benedetta>>
Dott.ssa Elvira Larosa
Angelica dall’età di 16 anni soffre di vestibolite diagnosticata e trattata senza esito da specialisti che si interessano a questa patologia.
Angelica si rivolge a me per una psicoterapia che strutturiamo con cadenza bisettimanale e con sedute intensive prolungate.
No armaci. La guarigione avvenuta è completa.
Riporto una affermazione della paziente provata dopo moltissimi anni di terapie medico-farmacologiche compreso il biofeedback: <<dott lei è una tosta!>>
Cosa è la vestibolite?È una infiammazione dei tessuti che circondano l’ingresso della vagina.
È caratterizzata da dolore trafittivo intenso e spontaneo durante il giorno e la notte ed è ribelle alle terapie.
La cura di questa patologia si avvale prevalentemente delle conoscenze e delle cure di un medico-sessuologopsicoterapeuta esperto che prenda in cura il percorso intero di vita della paziente conducendola per mano a guarigione completa e duratura. Così come avvenuto con Angelica e Chiara
Una volta che la paziente verifica la guarigione e l’origine psicosomatica di questa patologia invalidante il risultato potrà essere mantenuto per sempre.
COSA È e COME SI CURA LA VESTIBOLITElo racconto secondo un rilevante studio medico che tutti possono reperire sul web. Eccone riportato integralmente un testo con le conclusioni finali:
<<Come si cura?
Come abbiamo visto, il bruciore e il dolore hanno una solida base medica: la vestibolite vulvare quindi può essere curata (2,5,8,9).
Le terapie includono:
Chi scrive questo articolo aggiunge: Personalmente non consiglio la vestibolectomia*, perché ritengo che il trattamento debba essere conservativo, ossia rispettoso dell'integrità dei tessuti genitali>>.>>.
(* asportazione chirurgica del vestibolo)
Dott.ssa Elvira Larosa
Barbara ha trentotto anni, una professione invidiabile, un fidanzato con cui convive da qualche anno e la prospettiva di mettere su famiglia con lui.
Ha tanti amici, viaggia molto e non ha problemi familiari nè economici, dice
<<insomma ho tutto quello che potrei desiderare eppure non sono felice e mi sento in colpa anche perché dovrei essere felice. Ho parlato più volte con le mie amiche che mi danno dei consigli ma le loro vite sono diverse dalla mia ed io non posso parlare sempre dei miei problemi perché mi sento anche un peso. Dopo un tempo indefinito in cui mi hanno ripetuto che avrei dovuto andare da uno psicoterapeuta ho smesso di parlare dei miei problemi con loro >>
Dopo questo primo colloquio ( in cui Barbara non ha trovato circostanze o vissuti degni di nota oltre quanto riportato), Barbara non si fa più sentire. Passa un mese e Barbara mi scrive:
<<Buonasera Dottoressa! Vorrei rivederla, le cose che mi ha detto nel nostro primo incontro mi risuonano ancora nella mente. Ha parlato di rabbia, mi ha raccontato la storia di una ragazza che si comportava in un certo modo per non deludere sua madre.. mi ha parlato della teoria della mente e della possibilità di guardare le cose da un’altra prospettiva. “Mi” riesce a dare un nuovo appuntamento a Milano? Grazie>>
La presa di consapevolezza del proprio disagio psicologico e la ricerca di una soluzione adeguata sono passaggi non facili… Le cadute dell’umore per esempio possono manifestarsi in maniera subdola, magari innescate da eventi a cui la persona non ha dato rilevanza, così la consapevolezza arriva quando la sofferenza è già abbastanza avanti e non si è più in grado di risalire alle origini.
Non è così strano non rendersi conto di vivere un malessere, le giornate frenetiche possono tenerci occupati, distoglierci da noi stessi, e una diminuita voglia di fare e/o il restringimento del nostro campo di azione possono essere gli unici segnali, facilmente attribuibili alla stanchezza per il troppo lavoro o a qualche altra cosa.
I meccanismi di autoinganno del cervello poi fanno il resto: per mantenere stabile il nostro equilibrio. Possiamo trascurare elementi che potrebbero metterlo in discussione. Sono gli stessi meccanismi che ci impediscono di risolvere da soli certi problemi, per questo serve una relazione in cui discutere e confrontarsi. Ma lo psicoterapeuta è in genere l’ultima persona a cui ci si rivolge anche se il benessere e la sofferenza psicologica sono proprio il suo ambito di intervento. Dello psicoterapeuta si ha spesso paura, c’è diffidenza nei confronti della cura basata solo sulla parola e si ha timore che ci possa guardare dentro, manipolare a suo piacimento la nostra volontà e ridurci a una dipendenza frustrante.
In realtà il campo della psicoterapia è così ricco e ampio con diverse metodologie e tecniche di intervento differenti che tutte sono in grado di aiutare le persone ma..
La psicoterapia cognitiva è quella che ha fatto innamorare Barbara che dopo qualche tempo dice: <<È’ indubbio che lei ha toccato e ha messo a fuoco in primissima battuta dei punti cruciali per il mio percorso>>.
Empatia, reciprocità, interiorizzazioni involontarie di alcuni dicktat... solo per citare i più evidenti.
La psicoterapia cognitiva parte dalle prime forme di apprendimento del cucciolo umano che struttura mappe di conoscenza che costituiranno la nostra unicità in quanto persone.
A seconda di quanto mi sono sentito accolto abbracciato capito ed aiutato da mamma e papà mi sentirò proporzionalmente valido e degno di stima ed amore nel mio rapporto con gli altri.
Il mestiere di genitori è molto complesso e difficile. Genitori si impara ad esserlo conoscendo ed adeguandosi a quelli che sono i bisogni del bambino.
Dopo diversi mesi Barbara racconta: <<eravamo in barca, io avevo paura dell'acqua blu, al largo mio padre mi ha buttata in mare aperto perché secondo lui io lì avrei imparato a nuotare! Io invece mi sono sentita persa e mi sono vista annegare e quando mi hanno soccorsa non ero in grado di parlare e capire altro tranne che le persone che ti vogliono bene possono ucciderti all’improvviso e quindi non devi mai abbassare la guardia.>>
Solo adesso mi rendo conto che quella paura ce l'ho addosso sempre e non mi ha mai abbandonata. È declinata in ogni aspetto della mia vita: ogni anfratto della mia mente contiene la considerazione che dagli altri in qualunque momento posso ricevere del male anche se avrebbero l'intenzione di fare tutt’altro. Non me ne ero resa mai conto!
Dopo alcuni mesi si è concluso il percorso di psicoterapia cognitiva di Barbara che ora è stabilmente felice già da alcuni anni
Dott.ssa Elvira Larosa
Elisa, ingegnere. Ruolo di prestigio in una holding internazionale che la fa viaggiare molto.
Ha vissuto una esperienza matrimoniale difficile per 10 anni fino ad ammalarsi. Chiusa in se stessa non si apre con nessuno circa la sua sofferenza.
Attinge benessere dalla sua professione e con la famiglia di origine finge una felicità mai provata. Timore del giudizio e paura di rimanere da sola han fatto sì che rimandasse di affrontare la sua sofferenza che si è trasformata nel tempo in una serie di sintomi che la hanno resa ulteriormente vulnerabile.
Lui evidenzia, nel corso di un colloquio, problematiche psichiatriche.
Elisa dice di avere poco tempo, a causa del suo lavoro, per intervenire sul suo quotidiano e ha rimandato così di affrontare i problemi che ora la imbrigliano in sintomi piuttosto gravi.
A dieci anni dal matrimonio Elisa si rende conto che i disturbi che lamenta da anni trovano la loro origine in qualcosa che i controlli clinici e le terapie messe in atto non hanno individuato e aggiunge “ho capito che non si risolveranno.
Sento di essere in un tunnel senza spazio, per muovermi col pensiero, per capire dove come quando e perché mi trovi a questo punto. Ho paura di tutto anche di guardarmi allo specchio.
Quando lo faccio trovo una me che perentoria mi chiede: “e allora”?
Allora mi giro dall’altra parte per non vedermi ma trovo che questo ha peggiorato sempre più i miei malesseri fisici. Pensare alla mia realtà mi riempie di smarrimento.
Ormai il mal di testa nei we a casa è costante e nessun farmaco tranne il sonno riesce ad alleviarlo. Perciò se sono a casa passo i we a letto. Ho notato però che quando sono lontana da casa per lavoro il mal di testa nei we non lo ho. Mi sembra strano... mi faccio qualche domanda... sta di fatto che non ho mai fatto un we a casa senza mal di testa.
<<Ma alle domande che mi pongo non so darmi risposte chiare che mi aiutino e neppure so cosa guardare tanto meno da che parte iniziare, e a fare cosa? Non saprei!>>
si sposa con un uomo che nell’unico colloquio intercorso rivela un deficit cognitivo. Molto legato alla madre, la segue pedissequamente anche nel tempo, da sempre. Manca di competenze sessuali e insieme alla madre sogna di diventare un grande della finanza. Perciò ha compiuto delle operazioni commerciali e finanziarie pericolose dove Elisa ha dovuto intervenire economicamente per evitare delle perdite più gravi.
Elisa è rimasta incastrata da questi eventi e per paura di sembrare sciocca e fare brutte figure coi familiari non ha mai parlato con loro nè chiesto consiglio a nessuno, neppure agli amici.
La vergogna di aver accanto un uomo debole e “incapace” ha bloccato Elisa nella sua condizione facendo passare gli anni senza che se ne accorgesse, rifugiandosi nel mal di testa e accumulando difficoltà sempre più grandi sia personali che finanziarie.
Dice <<sono stata una stupida. Ho iniziato pensando che lui sapesse il fatto suo e non ho mai fatto attenzione a quanto stesse facendo. Mi fidavo ciecamente ... era così dolce e convincente, sempre al pc con la madre che quasi mi sentivo irriconoscente del tempo che dedicava come lavoro a questa sua attività!>>.
Dopo alcune sedute Elisa riesce a confessare a se stessa l’amarezza e la delusione che prova, “più verso me stessa” dice.
Affrontando i problemi con se stessa, il senso di colpa di Elisa cresce ma insieme andando all’origine dei suoi sintomi nel giro di alcune sedute questi scompaiono liberando in Elisa energie importanti, utili ad affrontare i problemi. In un anno Elisa affronta la questione personale e sentimentale anche legalmente e chiede la separazione rivalendosi anche su altri ambiti.
A separazione avvenuta, Elisa mi scrive
<<Alla finestra questa mattina guardo il mare, l’aria è fresca ed io capisco che finalmente ho trovato il mio posto nel mondo. Non è diverso da prima, sono io a essere diversa. Sonofinalmente in pace, mi sono circondata di persone e cose che amo, non ho più paura. Respiro. Elvira grazie a Lei sono finalmente libera>>.
Dott.ssa Elvira Larosa
Le cliniche più prestigiose e molti professionisti del settore non considerano il disturbo alimentare la conseguenza di una sofferenza traumatica.
Essi lavorano sul sintomo e non sulla storia di vita del paziente e concentrano tutte le energie sui compiti che il paziente dovrebbe svolgere:
Sono cose giuste ma bisogna anche capire perché la persona, soprattutto durante l'adolescenza, va incontro ad un disturbo di questo tipo.
Con l'EMDR possiamo capire gli eventi che hanno portato a strutturare (strutturare vuol dire organizzare, vuol dire anche un modo di funzionare) dentro la mente questi tipi di disturbi:
Alla base ci sono sempre eventi ansiogeni dolorosi, perdite come rotture di legami, lutti, insuccessi, rifiuti ecc.
I fattori precipitanti:
Gli eventi stressanti hanno un ruolo determinante nello scatenamento del malessere ma il loro peso é "sempre meno determinante nel mantenimento e nelle ricadute di questa patologia". Chi ha avuto attacchi di panico li avrá infatti anche da tranquillo perché la ciclicità degli eventi cronici avranno strutturato un ulteriore tipo di trauma: il trauma di aver sofferto di attacchi di panico che porterà infatti a continuare ad avere attacchi di panico una volta risolte le cause che hanno determinato l'Attacco di Panico.
Dove la prima comparsa o il sintomo spaventa maggiormente e sorprende negativamente il soggetto lì l'evento risulterà più traumatizzante rimanendo immagazzinato nel cervello come trauma e ricordo fortemente perturbatore. Aver sofferto di attacco di panico (fattore traumatico) diventerà a sua volta un ulteriore trauma che permetterà il ripetersi degli attacchi di panico stress post-traumatico)
In questo caso nella rete neurale il ricordo della prima abbuffata resterà intrappolato come memoria inconsapevole e farà da cassa di risonanza di un malessere simile a quello che aveva scatenato il primo attacco.
È il modo di interpretare "l'evento abbuffata" ad essere il movente traumatizzante che permetterà il ripetersi delle abbuffate.
Se mi ero sentita sola quella prima volta che mi sono abbuffata ciò succederà tutte le volte che mi sentirò sola
Quando si lavora con problemi del Comportamento Alimentare nell'ambito della terapia con EMDR prioritariamente ci si occupa e preoccupa del comportamento emotivo.
Non prescriviamo nessuna dieta!
Curiamo il dolore e soprattutto cerchiamo e curiamo i traumi che lo provocano e che il paziente cerca di zittire con la condotta alimentare disfunzionale.
Dott.ssa Elvira Larosa
Chiara ha finito un percorso intenso, lungo e molto difficile.
Un disturbo di personalità ossessiva con gravi sintomi fisici rimasti stabili per circa due anni nel percorso, e di cui ora non ne fa più cenno.
Sintomi ginecologici e cutanei, pensieri disfunzionali con elementi deliranti, certezza che il suo corpo emanasse un cattivo odore che sentiva solo lei, coliche addominali, disturbi dell’alvo, del sonno e altro...
Mi scrive a distanza di un anno oggi.Buongiorno Elvira,
come sta? è da tanto che non ci sentiamo, ma non le nascondo che la penso. <<La penso con gratitudine.>>
Rifletto su alcuni aspetti che vorrei condividere con lei e che in questi mesi sono stati il centro di un grande lavoro:
continuo a lavorare su me stessa e a scentrarmi da me, vedendo, ascoltando, empatizzando con l'altro, mettendomi nei suoi panni.
Questo sta dando grandi frutti. Sto affinando la capacità di osservarmi mentre le situazioni sono in atto e ad agire meglio di come avrei fatto un tempo.
Questo prevalentemente lo ho imparato con lei. E so che lei ha preso tanta della mia ostilità, nei milioni di transfert che ho fatto.
E ha fatto quello che ha potuto. Di certo, anche se, all'inizio la ho sentita severa nelle risposte, so che mi servivano dei limiti, dei "no", che mi sono mancati da sempre, insieme all'ascolto e all'empatia.
Dunque ho da dirle tanti grazie. Ora vivo a M... con altre persone e ad aprile finisco la specializzazione, sto organizzando eventi e sfogo ancor di più la mia parte creativa. Mi sono licenziata per creare qualcosa di nuovo e soddisfacente per me.
Il rapporto con i miei genitori va molto meglio e ricorro meno al loro aiuto, sono diventata indipendente da quello che pensavo fosse il loro giudizio.
Di salute sto bene e continuo con lo yoga, mi sono iscritta ad un corso di shiatsu e mi piace molto.
Con i ragazzi sono in pausa: dopo l'esperienza di questa estate, ho intrapreso un nuovo viaggio di accettazione, di umiltà e di trasformazione, mi sono detta: "L'AMORE E' UNO, PUO' ASSUMERE DIVERSE FORME VOGLIO IMPARARE A PASSARE FLUIDAMENTE DA UNA FORMA ALL'ALTRA" e devo dire, sta funzionando!.
Diverso tempo fa ho anche incontrato Vi... che ha terminato la sua terapia e sembra un' altra persona, anche questo mi ha fatto bene, ci siamo detti che ci siamo l'un per l'altro, in un altro modo, ma non ci sentiamo nè vediamo e questo va molto bene così. E' stato un passaggio mai fatto prima, con centratura da parte di tutti e due.
Io ho così tanto materiale su cui lavorare, che lo sto osservando e mettendo in pratica ogni giorno...
Spero che lei stia bene.
ancora grazie.
Buona giornata.con affetto.Chiara
Dott.ssa Elvira Larosa
Roberto 27 anni.
Laureato in scienze motorie.
Personal-trainer in un centro
fitness.
Mi telefona ai primi di ottobre molto preoccupato perché sente che non potrà affrontare da solo un terzo abbandono, che vede imminente, da parte della persona di cui è innamorato, dice
<<come mai finora mi era capitato nella vita!>>.Roberto è un bel ragazzo, fisico atletico, aria e modi bon ton che non si smentiranno. Ha avuto due relazioni intervallate da qualche anno l’una dall’altra e di entrambe le volte dice:
<<sono stato lasciato per lo stesso problema che ho ora con Eveline... e sono sicuro che anche lei mi lascerà ... ne sono sicurissimo!>>
Roberto lamenta “impotenza” sin dalla sua prima esperienza sessuale con una ragazza che non ha capito cosa gli stesse succedendo.
Io capisco da subito che quel primo fallimento dovuto ad ansia da prestazione della prima volta gli ha causato una sindrome da stress post traumatico ( PTSD) che ora non gli consente di uscire da lì, da quel problema che lamenta ancora oggi e che si ripropone ad ogni esperienza impedendogli di essere un nuovo se stesso rispetto a quella prima volta.
Roberto dice ancora di se stesso:
<<Ho sempre ricevuto il benservito da tutte le ragazze di cui mi sono innamorato che hanno reagito sempre con freddezza e distacco al mio problema. Con Eveline è diverso, lei è dolce, comprensiva, pensi che mi ha detto “no no amore...non fare così!!!”, A maggior ragione non posso andare avanti così ...Lei mi piace in tutto.. ma quando siamo lì ho solo agitazione sudore, tachicardia e mi sento un bambino!>>
Già alla terza seduta Roberto ha risolto il suo problema ed ha affrontato altri aspetti della sua vita affettiva anche familiare.
In due mesi, all’ultima seduta dice:<<la vita con Eveline va benissimo e ora so che non sono solo io a dover temere un abbandono. Anch’io posso non trovarmi bene e lasciare!>>